Anna Maria Boniello. Capri – Magistratura e polizia indagano sulle cause che hanno portato alla morte di una donna di Anacapri, Anna Mucciariello di 63 anni, che è deceduta mentre veniva trasferita dall’Ospedale Capilupi di Capri al reparto di rianimazione del Cardarelli di Napoli a bordo dell’eliambulanza. Il caso ,che ieri è rimbalzato all’attenzione dell’opinione pubblica locale, è stato sollevato dai familiari della scomparsa, che hanno presentato denunzia negli uffici del Commissariato di Capri. Un lungo e dettagliato esposto nel quale i due parenti, il figlio 23 enne ed un nipote della donna denunziano che “esistono grosse responsabilità ed inequivocabili superficialità ed imperizia – è scritto nella denuncia – per come la vicenda è stata gestita in origine dal Capilupi” e che ha portato alla perdita della loro congiunta che era affetta da artrite psoriasica. Infatti la donna, il 3 Febbraio intorno alle 18.00, era stata accompagnata a bordo di un’auto di un parente presso l’ambulatorio del pronto soccorso, in preda a forti dolori e febbre altissima, sintomi di disidratazione, pressione bassa e piaghe squamose su tutto il corpo. I sanitari in servizio, secondo la denunzia presentata dai parenti, invece di trasferire in reparto del Capilupi o provvedere al trasferimento immediato in un ospedale della terraferma hanno tenuto la donna per circa tre ore negli ambienti del pronto soccorso, ed intorno a mezzanotte è stato detto ai familiari che era impossibile ricoverare la paziente, che poteva essere affetta da malattia infettiva, per cui dovevano riportarla a casa, e l’indomani gli stessi familiari avrebbero dovuto provvedere a farla ricoverare in un ospedale cittadino. Tutto ciò fra le proteste dei parenti, che stante anche l’ora tarda, chiedevano di poter lasciare la donna ricoverata presso il Capilupi. La richiesta non è stata accolta, e la donna è stata riportata, sempre con un’auto privata, nella sua abitazione di Anacapri. L’odissea è continuata per tutta la settimana, durante la quale l’ammalata è stata assistita al medico di base il quale ha consigliato ai parenti di provvedere al ricovero in un ospedale cittadino, un compito però che non può essere assolto da privati ma deve avvenire tramite una struttura pubblica. Intanto le condizioni della donna sono andate man mano aggravandosi, fino quando, a distanza di una settimana esatta, domenica 10 Febbraio il figlio, visto che la madre era priva di coscienza è tornato in ospedale per chiedere un’ambulanza e gli è stato consigliato di far intervenire il 118. Il giovane però ha chiesto l’intervento della guardia medica di servizio in piazzetta. Arrivato sul luogo, il medico, constatando le gravi condizioni della donna che presentava uno stato semi-comatoso, ha allertato il 118 che ha trasferito l’ammalata in ospedale. Mentre i sanitari assistevano la loro congiunta, i familiari si sono recati nella vicina sede del commissariato chiedendo l’intervento dei poliziotti per evitare che ripetesse lo scenario della settimana precedente. Un ispettore e due poliziotti si sono recati presso l’ambulatorio del pronto soccorso ed hanno constatato che era già stata allertata l’eliambulanza per trasferire la donna nel reparto rianimazione del Cardarelli, mentre i sanitari di turno intubavano la paziente. IN pochi minuti l’autoambulanza del 118 è arrivata all’eliporto di Damecuta dove era in attesa l’eliambulanza ma sfortunatamente pochi minuti dopo il decollo la donna ha cessato di vivere. La salma è stata portata al Cardarelli dove, nel pomeriggio di domenica, è stata posta sotto sequestro e trasferita dal magistrato presso l’Istituto di Medicina Legale presso il Secondo Policlinico. Ieri intanto gli agenti del commissariato, coordinati dal Vicequestore Maria Edvige Strina, hanno provveduto a sequestrare la documentazione ed i referti presso il pronto soccorso del Capilupi ed hanno iniziato a raccogliere le testimonianze di tutti i familiari utili a ricostruire i fatti e a risalire ad eventuali responsabilità