Fonte Il Mattino
di Ciriaco M. Viggiano
LO SCENARIO
È la prima volta che spuntano pistole e passamontagna. Ma non si tratta certo del primo tender rubato in una località turistica del golfo di Napoli. Nel corso degli anni il fenomeno è cresciuto di pari passo con l’aumento del traffico marittimo toccando i principali porti della provincia. Raid su commissione, magari messi a segno dopo aver pianificato tutto nei minimi dettagli, oppure furti d’uso, realizzati al solo scopo di raggiungere la terraferma a bordo del mezzo rubato e poi abbandonarlo: il ventaglio delle ipotesi è ampio, tanto da far scattare nuovamente l’allarme sicurezza in mare. Oggetto delle attenzioni dei malviventi sono quasi sempre gommoni o imbarcazioni leggere che si riescono facilmente a piazzare sul mercato nero: natanti il cui valore commerciale oscilla dai 7mila euro a diverse decine di migliaia di euro, come nel caso del gommone cabinato di 12 metri e mezzo rubato dal porto turistico di Capri nell’estate del 2011 e ritrovato poche ore più tardi grazie al sistema di localizzazione del cellulare che la proprietaria aveva lasciato a bordo all’insaputa dei ladri.
LE STRATEGIE
Ma come agiscono i «soliti ignoti»? Quando l’obiettivo è il tender di uno yacht fermo in rada, come nel caso di Sorrento, basta attendere il buio: si tagliano le funi che assicurano il gommone all’imbarcazione principale, ovviamente quando il proprietario non è a bordo, e il gioco è fatto. «Nei porti – spiega un investigatore della Guardia Costiera – il raid non può essere improvvisato: i ladri individuano l’obiettivo e agiscono servendosi di un basista oppure sfruttando la complicità di qualche addetto alla custodia delle barche». Casi del genere si sono verificati più volte, nel corso degli anni, tra Capri, Ischia e persino Sant’Agnello. In alcuni casi la refurtiva non è stata recuperata, forse perché consegnata a grandi navi in transito e venduta per cifre dai 5 mila euro in su. In altri, invece, le imbarcazioni rubate sono state rinvenute dopo poche ore, quando utilizzate soltanto per raggiungere la terraferma. Di sicuro, l’aumento del traffico di navi da diporto nel golfo di Napoli fa gola ai malviventi: più panfili significa più gommoni, tender o attrezzature da rubare e rivendere. Non è un caso che, negli ultimi anni, società di sicurezza privata abbiano offerto la propria vigilanza alle ditte che offrono servizi ai diportisti: gommoni con a bordo guardie giurate incaricate di vegliare sugli yacht ancorati in mare aperto, soprattutto di notte, e all’occorrenza di collaborare con le forze dell’ordine. «La filosofia è quella della sicurezza partecipata – spiega Giuseppe Vittoria, amministratore delegato della Blue Border Holdings, compagnia fondata a Malta nel 2011 e con sede anche a Sorrento – Le guardie private possono supportare le forze dell’ordine, mettendo in campo le proprie specifiche competenze a mare come sulla terraferma».