Anna Maria Boniello. Capri – Otto anni di carcere per i quattro vigilantes della security che operava all’interno di Calata di Massa che il 16 Gennaio del 2011 con una brutale aggressione uccisero il giovane caprese Stefano Federico di 32 anni, mentre transitava nell’area interdetta dello scalo marittimo per raggiungere la nave Caremar in partenza per Capri. La sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello ha confermato la pena pronunciata nella causa di primo grado. I giudici in entrambi i giudizi hanno ricostruito i fatti esaminando testimonianze e un video che riprese la scena da dove si evince che Stefano Federico dopo essere stato fermato venne brutalmente picchiato e lasciato esanime sulla banchina senza nessun aiuto in attesa dell’arrivo di un’autoambulanza. I quattro vigilantes Marco Gargiulo, Vitale Minopoli, Armando D’Avino, Carlo Berriola, autori delle atroce gesto, agli inquirenti fornirono una loro versione dei fatti dichiarando di aver soccorso il giovane che era stato colto da malore mentre correva verso la nave traghetto. Una versione che non convinse i familiari che sporsero denunzia alla procura, che affidò le inchiesta al Pm Santulli, mentre la famiglia diede incarico per la difesa all’avvocato Fabio Greco che li ha seguiti fino all’ultimo passaggio. Fondamentale per la ricostruzione dei fatti è stata l’indagine portata avanti all’interno della struttura portuale dal maresciallo Talotti della polizia marittima. I quattro accusati dopo un breve periodo di arresti domiciliari restarono a piede libero con obbligo di firma, fino alla prima causa, quando i giudici li ritennero colpevoli del reato di omicidio preterintenzionale comminando loro la pena di otto anni di carcere. La sentenza venne impugnata, ed ieri la Corte d’Assise d’Appello ha accolto la tesi della sentenza di primo grado ritenendo valide le documentazioni video e testimonianze, i risultati dell’autopsia, e le prove raccolte nel corso delle indagini. E’ uscita indenne invece dall’impianto accusatorio una delle due società per le quali lavorava uno degli uomini della security, la De Luca presso la quale lavorava Marco Gargiulo, che resta imputaot, mentre è rimasta ancora in giudizio la società AGLF, presso la quale lavoravano Minopoli, D’Avino e Berriola. I familiari dello sfortunato Stefano Federico, che lavorava a Napoli in un famoso albergo, hanno deciso di presentare ricorso alla Magistratura Civile per risarcimento di danni.