Fonte: Il Secolo XIX
di Emanule ROSSI
Non vogliamo meno turisti, vogliamo gei \stirli in maniera sostenibile e aiutando le comunità degli abitanti». In un mondo che va verso i 2 miliardi di viaggiatori l’anno, l’ overtourism è una minaccia reale per ambienti e comunità fragili. Ma il turismo rimane il motore dell’economia e del lavoro di interi territori e vale il 10% del Pil. Sulle ricette da applicare si interroga tutta l’Italia: tariffe variabili, modelli predittivi con intelligenza artificiale, prenotazioni obbligatorie, ticket di ingresso. Vanno studiate a livello locale, ma manca una strategia nazionale. «I nostri problemi sono quelli di Venezia, Firenze, Capri, della costiera amalfitana. Non tanto la sostenibilità dell’ambiente quanto quella delle comunità locali. Serve un tavolo nazionale che metta in rete modelli e soluzioni», è l’appello che lancia da Roma la presidente del Parco delle Cinque Terre Donatella Bianchi. Il parco è stato protagonista di un convegno sul tema dell’overtourism organizzato insieme a Commissione e Parlamento europeo nello spazio Esperienza Europa- David Sassoli che ospita anche una mostra fotografica sui muretti a secco per il progetto “Stonewalls for life”. Un convegno che ha messo a confronto le strategie delle Cinque terre con i casi di Venezia e Firenze, ma anche interpellato la politica europea e italiana e gli operatori del settore. L’ assessore di Venezia Simone Venturini ha mostrato un video del 1964 in cui si parlava di un allarme sul turismo di massa nella città lagunare. «Dopo 60 anni proviamo a cambiare il modello con il ticket di ingresso dal 25 aprile, che ci consentirà il monitoraggio real time dei flussi. Ma abbiamo anche istituito un blocco alla trasformazione dei palazzi storici in alberghi e un controllo sull’offerta commerciale». Gli fa eco il sindaco di Firenze Dario Nardella: «In Italia c’è stata troppa deregulation, diamo più potere alle amministrazioni locali, a Firenze siamo stati i primi a bloccare l’apertura di nuovi Bnb nell’area tutelata dall’Unesco e abbiamo lanciato progetti per favorire la visita ai musei meno noti, fuori dal centro storico». Il presidente della Liguria Giovanni Toti auspica una gestione sempre più scientifica dei flussi: «Non c’è un metodo unico ma tante azioni: la segmentazione tariffaria, la programmazione dei gruppi organizzati, l’adeguamento delle infrastrutture». Non convince tutti la ricetta del ticket di accesso come a Venezia: «Non si può applicare solo il criterio di chi paga entra – dice l’europarlamentare Marco Campomenosi- tutti hanno diritto avedere Venezia o le Cinque terre». Mentre il suo collega Brando Benifei evidenzia le opportunità offerte dal Pnrr per intervenire sulla mobilità del territorio. Che fare allora? Dal canto suo il parco nazionale ligure, il più piccolo d’Italia ma uno dei più visitati, prova a rispondere con una pianificazione sia per l’adattamento ambientale ai cambiamenti climatici sia per spalmare il più possibile le presenze: «Noi abbiamo un problema in determinate giornate su un territorio che è il 3% del complesso del parco», spiega Bianchi. «L’obiettivo è renderlo più fruibile nei suoi 130 km di sentieri, un parco che investa i proventi delle card – 7 milioni nel 2023 – nell’economia locale e nei servizi e che dia ai turisti informazioni per programmare in anticipo le visite e sapere se e quando troverà affollamento». La strategia del Parco si basa in parte su un approfondito studio sulla mobilità realizzato dalla società Mic Hub che ha dimostrato come l’affollamento sia su una porzione di territorio limitata e che nel 2023 le card turistiche sono cresciute del 30% rispetto al pre pandemia ma solo il 10% di esse viene venduto in bassa stagione. «Ci sono 20-25 giorni critici – sintetizza Federico Parolotto, Ceo di Mic Hub – dove gli accessi autonomi raggiungono le 2 mila presenze. I143% dei visitatori accede con le card. I167% in treno e i115% in battello, l’ora di punta è tra le 8 e le 10, sulle stazioni si deve intervenire per riconfigurare i flussi». E sui treni influiscono anche le crociere, soprattutto negli orari di punta della mattina. Alla tavola rotonda sono intervenute le parlamentari liguri Ilaria Cavo, Valentina Ghio, Stefania Pucciarelli e Maria Grazia Frijia. Frijia, che è anche nel consiglio del parco, sostiene l’idea del tavolo nazionale «Ci stiamo lavorando con la ministra Santanchè» e racconta del lavoro sulla “area vasta” per portare i turisti a soggiorni più lunghi anche fuori dai confini del parco. Ghio mette in guardia su un approccio che non sia “predatorio” sulle località interessate ma che porti invece ad un accrescimento di valore. E polemizza con la scelta di aumentare i prezzi della tratta ferroviaria: «Le risorse andrebbero reinvestite su quei territori». Cavo replica: «Manovra per la destagionalizzazione e la ricaduta c’è: ai comuni andranno due milioni».