Fonte: Il Mattino 4 aprile 2021
di Mariano Della Corte
Sull’ isola azzurra in tempo di pandemia la parola della ripartenza è terra e si coniuga con il concetto di sostenibilità e recupero di antiche prassi. Tra le tante storie di ritorno ai valori della terra e in particolare della vigna c’ è quella del giovane imprenditore caprese, Augusto Federico, ispirato dal lavoro di ricerca di una studentessa di Capri, Nicoletta Longobardi, fresca di laurea in antropologia culturale con una tesi appena discussa all’ Università degli Studi di Salerno sui culti dionisiaci dell’ isola di Capri legati alla vite e al vino. Augusto, dopo attente ricerche durate circa un anno, ha deciso di riportare in auge l’ antica etichetta di famiglia. Il giovane infatti, proprio agli inizi della pandemia, lo scorso anno, completati gli studi in giurisprudenza, invece di dedicarsi alla carriera togata, ha diretto tutte le sue forze alla riscoperta della vite di famiglia. Una storia molto antica, fatta di semplicità, di duro lavoro e di pregiato vino. Le radici del giovane Augusto infatti, risalgono alla fine dell’ ottocento, quando i suoi avi, i fratelli Federico (Luigi e Raffaele) meglio conosciuti col soprannome di Verginiello dettero vita alla prima casa vinicola dell’ isola di Capri: la Cantina Federico-De Gregorio, con vigneti sparsi su tutto il territorio comunale, in particolare nell’ area di Veruotto e Marucella, una delle zone più fertili dell’ isola, a ridosso delle costruzioni romane di Palazzo a Mare, dove l’ imperatore Ottaviano Augusto aveva collocato il suo quartier generale, ben prima dei tempi di Tiberio.
GLI ANTICHI Non a caso per i romani la scelta era ricaduta in questi luoghi che la toponomastica dotta fa derivare da Maris Cellae, ovvero i primi cellari usati dagli antichi contadini capresi per conservare il vino. Augusto, è risalito alle origini del pregiato nettare, scoprendo che i suoi avi avevano ricevuto importanti riconoscimenti per il vino prodotto in queste zone, partecipando a premi e fiere internazionali (Parigi, Milano, Napoli, Fiume) oltre a essere considerati fra i più rinomati produttori di vino locale. Storia poi proseguita dal suo bisnonno Francesco Federico e successivamente dal nonno omonimo Augusto Federico. La cantina Federico De Gregorio, nei pressi della chiesa di San Costanzo a Marina Grande, riforniva dagli anni 50 fino agli anni 80 molte trattorie e cantine sociali con il vino spillato direttamente dalle grandi botti in castagno. Tra gli illustri degustatori dell’ acqua di Marucella perfino Palmiro Togliatti. In quella stessa zona sorgeva anche il ristorante della famiglia di Augusto: dal nome San Costanzo, meta prediletta di tanti viaggiatori fino ai primi anni 2000. La passione per l’ enologia Augusto l’ ha mutuata proprio dal nonno dal quale ha ereditato anche l’ orgoglio e la veracità della terra.
Un’ attività che prosegue oggi con tutta la famiglia, il padre Franco e gli zii.
GLI ESPERTI Per seguire le varie fasi produttive e riportare in vita l’ etichetta nell’ ultimo anno e mezzo, il giovane imprenditore è stato seguito da un esperto enologo, che ha monitorato l’ imbottigliamento del vino prodotto con uve estratte esclusivamente dall’ isola, coltivate in regime biologico e biodinamico. Il rosso si compone di un blend di Piedirosso, Marsigliese (tintore), mentre il blend del bianco è composto dalla biancolella caprese (uva San Nicola), il Greco, varietà antichissima detta (Ciunchese).
Il progetto finale è quello di riportare in auge, attraverso la creazione di una cooperativa di produttori locali, l’ antica via del vino che secondo gli studi di Nicoletta Longobardi, collegavano l’ area di Villa Jovis (zona degli scavi romani di Tiberio) a Capri con i pendii della Migliera ad Anacapri. Un percorso che univa tutta l’ isola in un lungo tracciato di viti che si dipanavano dall’ area di Lo Capo, passando per Caterola e Sopramonte su via Longano per continuare in zona Acquaviva e poi nell’ area di Torra, Veruotto e Marucella e di si accede ai gradoni della Scala Fenicia fino alla porta di Anacapri in un continuum verso l’ area di Caposcuro, Catena e terminare nella zona della Migliera.
«Il mio augurio – dichiara Augusto – è che questo vino, frutto di tanto lavoro,possa sempre con estrema sincerità quasi bisbigliare nella bocca di chiunque decida di farne un sorso, l’ essenza, la bellezza e la verità di questi luoghi, della nostra amata isola di Capri»