Fonte: Il Mattino – 23 maggio 2025
di Leandro Del Gaudio
Blitz della Mobile e del medico legale «Decisivo rivedere alcuni punti dell’isola» Ecco gli effetti personali scomparsi
«Una felpa, il cellulare e il portafogli»
L’INCHIESTA
Non li hanno mai trovati. Spariti, svaniti nel nulla. O semplicemente inghiottiti nelle pieghe di una vicenda misteriosa. Parliamo della morte di Luca Canfora, il costumista impegnato nella realizzazione del film Parthenope, del regista premio oscar Paolo Sorrentino. Ci sono tre oggetti che non si trovano. Tre effetti personali che non sono stati rinvenuti: parliamo del telefono cellulare, del portafogli e di una felpa indossata dall’uomo nella stessa giornata in cui è stato trovato privo di vita. Coincidenze, suggestioni o spunti per portare avanti un’indagine. Conviene ragionare sulla scorta degli ultimi step investigativi.
IL BLITZ
È di ieri pomeriggio il sopralluogo a Capri da parte del medico legale per conto della Procura di Napoli. Accompagnato dagli uomini della Squadra Mobile del primo dirigente Giovanni Leuci, il dottor Tarsitano ha rivisto i luoghi in cui Canfora è stato trovato privo di vita, il primo settembre del 2023. Ricordate il caso? Fu un canoista a notare il cadavere del canoista galleggiare nelle acque a poca distanza dal costone di via Krupp. Sulle prime si parlò di un suicidio. O di un incidente. Poi dubbi e incertezze, ipotesi e ricostruzioni buone a tenere aperte un’inchiesta. Sono diversi i punti da approfondire. Conviene tornare alle ore immediatamente precedenti la scomparsa del corpo di Canfora. Una mattinata impegnativa, alle prese con una delle scene clou del film Parthenope: quella del suicidio del fratello della protagonista femminile, che si lancia dall’alto di un costone dell’isola azzurra. Torniamo al costumista. Anche in questo caso, la sensazione è che si sia lanciato dall’alto in basso. Una ricostruzione immediata, empirica, che non convince però gli inquirenti. Al lavoro il pm Silvio Pavia, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Alessandro Milita, si parte dalla traiettoria della caduta: impossibile che si sia lanciato da via Krupp o dal costone, perché sarebbe finito su sterpaglie o rocce. Dunque, potrebbe essersi lanciato (o potrebbe essere caduto in mare) da una zona più bassa del costone, magari dopo essersi inerpicato per qualche sentiero secondario. Poi ci sono i dati biologici, legati alla quantità di ossigeno e di acqua nei polmoni, su cui sono in corso le verifiche da parte del medico legale. Come è noto, la Procura – lo scorso marzo – ha disposto una seconda autopsia sul corpo del costumista, dopo aver riesumato la salma di Luca Canfora. Una strategia assunta all’indomani dell’istanza sostenuta dal legale della famiglia di Canfora, l’avvocato Giuseppe Russovita, che in questi giorni ha sollecitato i pm a svolgere nuovi approfondimenti sul caso. E non è tutto. C’è l’audizione del fratello del costumista. Una sit. Escusso a sommarie informazioni come persona informata. Ha raccontato che il fratello non manifestava istinti suicidi. Anzi. Era appagato per il proprio lavoro e determinato a crescere sotto il profilo professionale. Ma i nodi da sciogliere sono anche altri.
LE IMMAGINI
Dopo aver preso parte alle riprese all’interno dei Giardini di Augusto, Luca si allontana in direzione via Krupp. Passa sotto il cono di alcune telecamere private, anche se non ci sono immagini della sua sagoma, per altro in una zona inibita al transito di altre persone. Stranezze che andrebbero approfondite. Come la storia dei tre oggetti mancanti. Nessuno sa che fine abbiano fatto cellulare, portafogli e felpa, nonostante le ricerche svolte nel tratto di mare in cui è stato rinvenuto il costumista. La felpa, quella che Luca aveva messo alla vita dopo aver abbandonato la scena, è sparita. Stesso discorso per il portafogli, un’altra potenziale miniera di informazioni inghiottita nel nulla.