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Un’altra Capri. Fagocitata dal turismo estivo dei ricconi, l’isola prova almeno a tutelare i Faraglioni (articolo intero dell’huffingtonpost)

L'isola d'inverno è deserta, nei mesi caldi è piena fino a scoppiare. La direttrice di Capri Press, Annamaria Boniello:

di Redazione
23 Gennaio 2024
in News
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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: huffingtonpost.it

di Silvia Renda

‘Questa città sta morendo. Capri sta morendo. Questo luogo, che da qualche anno ha cambiato pomposamente il suo nome da Isola in Città, sta morendo di lenta agonia. Sta morendo nelle sue strade deserte d’inverno ed in quelle affollate e caotiche di piena estate. Sta morendo nelle sue botteghe chiuse per tanti mesi l’anno che la fanno apparire simile ad una città evacuata e muore lentamente nella trasformazione costante della sua rete commerciale’. Annamaria Boniello, direttrice di Capri Press e giornalista per Il Mattino, scriveva queste parole nei primi anni 2000. ‘Era l’inizio di un fenomeno’, dice oggi ad HuffPost, rammaricandosi per la trasformazione subita dalla sua Isola, in un processo radicalizzato nei venti anni successivi all’uscita di quell’articolo. Capri non c’è più ci dice, fagocitata dalla sua avidità che l’ha convinta a lasciarsi cannibalizzare dal turismo, cedendo le botteghe storiche, i luoghi della socializzazione, l’impronta che rendeva un caprese distinguibile tra tanti. Ogni anno nei mesi caldi va in scena una commedia: le strade si popolano, un muro di barche si innalza intorno ai Faraglioni. Poi arriva ottobre, cala il sipario. E Capri muore. ‘Odio questa trasformazione’, dice la direttrice Boniello, ‘E ne siamo noi stessi gli autori: abbiamo venduto tutte le botteghe artigianali, poi le ville dei grandi nomi sono diventate secondo case dei vacanzieri, occupate per una manciata di mesi. Qui non si trovano più abitazioni per residenti, perché chi ne possiede una preferisce metterla in affitto. Questo significa che è una città senza abitanti’. Anche Capri è una delle numerose vittime dell’overtourism . L’amministrazione prova a mettere dei paletti per contenere il fenomeno, ma le strutture destinate ad affitti brevi continuano a moltiplicarsi: mentre gli alberghi sono rimasti 43, scrive Boniello in un articolo perIl Mattino, i posti letto in attività extralberghiere si sono triplicati, passando da 500 a 2500. Le conseguenze sono pratiche: aumento di rifiuti urbani, di consumi di energia e il collasso dei trasporti pubblici. ‘Ora c’è anche il problema del mare’, spiega la giornalista. Il problema del mare si ripete come da copione ogni anno: una distesa di yacht e piccole imbarcazioni nella zona dei Faraglioni , che rischia di rimanere devastata da pesca e turismo. Una soluzione il comune sembra averla trovata, ma non sta bene a tutti: l’istituzione di un’area marina protetta. ‘È uno strumento che potrebbe aiutare a proteggere e salvaguardare coste e fondali molto aggredite dal sovraffollamento’, dice ad HuffPost la professoressa Paola Mazzina, assessore del comune di Capri, delegato all’istituenda area marina protetta dell’Isola di Capri, ‘Con l’area marina va trovato il giusto equilibrio tra la sostenibilità ambientale e socioeconomica, considerando con attenzione le attività dei nostri operatori. Penso sia una strada obbligata, siamo circondati da aree morine protette e quindi tutto intorno su sfoga su di noi, siamo diventati un ricettacolo. Capri è di tutti, non solo di chi lavora sul mare, non solo dei capresi, e va salvaguardata. Ma vogliamo salvaguardare anche i nostri operatori, oltre che i nostri fondali’. La soluzione è stata studiata dall’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e se il piano dovesse essere approvato, si dovrebbe procedere per zone. La zona più tutelata, la A, è quella intorno ai Faraglioni. Lì sarà vietato la navigazione con tutte le barche, anche quelle a remi, l’ormeggio, la balneazione, le immersioni, la pesca. Si potrà fare solo ricerca, con alcune limitazioni. Regole meno restrittive nelle zone B e C, nelle quali non si potrà effettuare pesca subacquea, così come l’utilizzo di moto d’acqua. Sul versante occidentale all’altezza di Cala del Rio sarà possibile l’ormeggio solo con un’autorizzazione. Saranno ridotti gli approdi a Marina Piccola, una baia con una vista privilegiata sui Faraglioni. Queste limitazione sono appoggiate da tutte le associazioni ambientaliste, ma non trovano altrettanto favore tra gli operatori che temono possa colpire le loro aziende, limitando le entrate turistiche. Di qualche turista ne farebbe volentieri a meno la giornalista Boniello. ‘Si sente che amo la mia città?’, chiede. Si sente. Ne ama il ricordo di ciò che era, soprattutto, e ce lo racconta. Una città con circa 5mila abitanti, con cameriere e ristoratori, con piccoli agricoltori, con marinai che non vendevano il giro dell’isola con motoscafi roboanti. Ora tutta la manodopera viene dalla terra ferma. Si ha difficoltà a reperire persone del posto, perché non ci sono persone del posto. I giovani mettono da parte grossi guadagni vendendo giri in barca a 300 euro e con il ricavato dei tre mesi estivi spendono il resto dell’anno altrove. La capresità non esiste più: ‘Ora non distingui più chi è caprese e chi no. Da ragazza, io portavo le scarpe di corda, le camicette e il pullover sulle spalle. Ora vestono tutte alla Jennifer Lopez. Capri in questo periodo dell’anno è deserta. I capresi se ne sono andati o sono in vacanza fuori. Si ricomincerà la rappresentazione a Pasqua per poi finire a ottobre: turisti al bar, alberghi pieni, taxi introvabili. Un ragazzo di 20 anni non ha nessun interesse a rimanere in questo posto in inverno’. Prima i bar non chiudevano mai, mai lo facevano le boutique a conduzioni familiari. C’era un turismo invernale, che ora non c’è più. E gli abitanti rimasti si contano tra loro: ‘Siamo gli ultimi dei Mohicani. Fra poco ci verranno a visitare come fanno con i resti di un villaggio indiano. Ha vinto il Dio denaro, e s’è portato via Capri’.

Prec.

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