Fonte: Metropolis
di Marco Milano
CAPRI – “Marchio Capri” per tutelare un brand mondiale. Torna ancora una volta sul tavolo e di attualità la questione legata alla necessità di rendere il nome Capri una “firma esclusiva” e, quindi, non necessariamente di libero utilizzo. Una recente vicenda per una linea di prodotti ittici in scatola, tra l’altro provenienti dai mari del nord e inscatolati addirittura in Cina recante il tanto famoso nome dell’isola cara all’imperatore Tiberio, rilanciata via social, ha di nuovo aperto una questione mai chiusa sul brand mondiale, ma da tutelare, legato al nome Capri. Tra le iniziative a tutela del nome dell’isola da annoverare anche quella dell’allora assessore Pino Spirito che commissionò durante la consiliatura guidata dal sindaco Costantino Federico al celebre disegnatore Milo Manara di realizzare un “marchio Capri”. Dalle sigarette ai tavoli di biliardo sino ai succhi di frutta sempre più spesso, ancor di più ora con il commercio on line, si possono trovare prodotti che in bella mostra indicano una delle località più esclusive dei cinque continenti. Il quesito che torna alla ribalta, dunque, è sempre quello dell’opportunità di utilizzare tale nome così ambito di località geografica, ancor di più se non legato a “cose” del territorio, tanto per fare qualche esempio l’isola azzurra non ha scritto pagine di storia per il legno dei tavoli da biliardo o per specie ittiche di mari lontani dalle azzurre acque che hanno ispirato poeti e letterati. Come ricordato anche dal sindaco di Capri Paolo Falco ci sarebbero circa trecento prodotti nel mondo recanti il brand Capri ma registrare il nome di una località geografica come marchio non è esercizio semplice dal punto di vista normativo. “E in questo – ha sottolineato Paolo Falco – non mi sento di attribuire la colpa ai miei predecessori. Ricordo anzi che già venti e passa anni fa Costantino Federico (allora sindaco di Capri ndr) provò, invano, a tutelare il valore economico del marchio Capri”.