Tra i tanti testi del grande scrittore e attivista cileno Luis Sepúlveda, scomparso di recente, ve ne è uno scritto a quattro mani con Renzo Sicco: “Pablo y Matilde”. Un testo per il teatro, composto circa 40 anni dopo la morte del grande poeta cileno Pablo Neruda, avvenuta nel settembre del ’73. Una rappresentazione, portata in scena qualche anno fa in diversi teatri e festival nel Nord Italia, che canta la struggente passione amorosa che il grande poeta cileno e la sua compagna Matilde Urrutia vissero sull’isola di Capri nell’inverno del ’52.
La Capri di Pablo Neruda fu prima di tutto fuoco e amore, alcova e nido per la passione, sino ad allora clandestina, per Matilde Urrutia. L’isola di Capri entrò indelebile nel percorso del poeta soprattutto grazie a lei, la Chascona (la spettinata, per i capelli rossi dalla pettinatura vaporosa), come la chiamava Pablo, che fu compagna di questo intenso periodo d’esilio, e che più avanti avrebbe preso il posto della moglie, la mite e devota Delia, restando con Pablo sino ai drammatici giorni del Golpe e della morte.
Un delirio amoroso, quello vissuto nel buen ritiro di Capri, che alimentò uno straordinario fervore creativo. Un’avventura nella quale nacquero le liriche “Las Uvas y el Viento” e “Los versos del Capitàn”, poemi carichi di delicata dolcezza e irruenza. Il testo di Sepúlveda e Sicco, che è costruito attorno all’evento del Funerale di Neruda, simbolica e unica manifestazione di resistenza nei primi giorni dopo il golpe in Cile, approfondisce la riflessione sulla forza della parola. La parola come libertà nelle opere di Pablo e come salvezza nei ricordi di Matilde. Fino alle drammatiche ore del settembre 1973, pensieri e immagini di una vita scorrono come in un vortice che mescola emozione e tempo, poesia e dramma umano, gioia dell’anima e tragedia della realtà. Il poeta, le sue case, la sua poesia come architettura di fantasia, trionfo di allegria e resistenza.
Pablo e Matilde si sposarono solo nel 1966: alla morte della prima moglie, Maryka Antonieta Hagenaar, Matilde diventerà, civilmente, la terza. Ma per i due era già valido il matrimonio celebrato nel febbraio del ’52 davanti alla luna piena di Capri a Tragara. Nelle sue memorie, vissute attraverso il testo teatrale di Sepúlveda, Matilde ricorda “Pablo molto serio”, mentre spiegava alla luna che “non potevamo sposarci sulla Terra, però che lei, la musa di tutti i poeti innamorati, ci avrebbe sposato in quel momento, e che questo matrimonio lo avremmo rispettato come il più sacro”. Il racconto scenico arriva fino alla fine: nel 1973, con il disfacimento del governo democratico cileno, il colpo di Stato del generale Augusto Pinochet e il suicidio del presidente Allende, i militari cominciano a vessare il Premio Nobel con una serie di perquisizioni. Durante una di queste, Neruda avrebbe detto ai militari: “Guardatevi in giro, c’è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia”. Proprio mentre attendeva di espatriare in Messico, Neruda, malato di cancro, si aggravò e venne ricoverato in una clinica di Santiago. Morì pochi giorni dopo, in circostanze mai chiarite.
Pablo e Matilde sono ancora sepolti insieme, nel giardino della Isla Negra. Con questo epitaffio: “Ma perché chiedo silenzio / non crediate che io muoia: mi accade tutto il contrario: / accade che sto per vivere”.
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