Fonte: Il Mattino
LA SFIDA Nico De Vincentiis Migliaia di persone sui balconi con chitarre, trombe, pentole, coperchi, tamburi e ogni cosa potesse creare unione. Ma soprattutto che producesse ritmo o che non lo si perdesse neanche da fermi e isolati dal virus.
Tra le officine del ritmo, in prima linea i Conservatori. Proprio quello di Benevento è stato scelto per ospitare la sezione pop e rock del concorso nazionale «Premio delle Arti» nell’ ambito delle «Giornate della Musica». Il presidente Antonio Verga spera che almeno la musica possa tenere a bada il Covid-19.
Giugno è domani, ce la farete?
«La struttura sta lavorando per rispettare il programma, Premio nazionale compreso, dal 21 al 25. Naturalmente tutto dipenderà dalle decisioni del governo. Docenti e studenti, proseguendo i loro corsi, preparano gli eventi già immaginando eventuali modifiche in corso d’ opera».
Lo scorso anno Mogol, stavolta Di Capri a presiedere la giuria. Grande responsabilità per gli organizzatori.
«Intanto i nostri operatori stanno ricevendo i brani provenienti da tutta Italia per corrispondenza elettronica o con plichi postali. Sono certo che nei giorni del concorso nazionale la musica non mancherà».
Pop, rock e suoni digitali. A che punto è la ricerca di nuove dimensioni musicali?
«Il ministero ci ha scelti per ospitare la sezione specifica del premio proprio in virtù delle attività che svolgiamo con il Dipartimento per le nuove tecnologie. L’ originale concerto di Capodanno a Roma di un gruppo del nostro Conservatorio è stata una vera e propria consacrazione».
La pandemia ha sconvolto programmi e calendari. Quale assenza farà più male?
«Soffriranno i nostri giovani pronti per le loro esibizioni specie con le orchestre. Si sono visti cadere il mondo addosso. La musica è un settore che muove passioni e interessi culturali, consideriamo che in Italia quasi 5 milioni di giovani e adulti suonano e cantano, per professione o per hobby. È un dato che dà sapore alla vita e fiato alla speranza».
Ci si attrezza in tanti modi, ma il Conservatorio è il luogo della formazione professionale.
Cosa sta cambiando?
«Certamente l’ approccio degli studenti che selezionano oggi materie che evocano nuovi orizzonti. Abbiamo 1200 iscritti con 108 docenti, oltre ai collaboratori destinati a particolari moduli.
Ci si rivolge maggiormente ai corsi di chitarra, pianoforte e tastiera ma registriamo la rimonta degli strumenti a fiato come sax, clarinetto, tromba, flauto, e anche del canto sia lirico che classico e pop. Naturalmente per le materie del Dipartimento delle nuove tecnologie la richiesta cresce in maniera esponenziale».
Tanta fatica ad acquisire professionalità per il mercato e poi capita un virus e ci si scopre senza tutele. Perché?
«Perché pur essendoci 26 ordini professionali in Italia manca quello dei musicisti e dei danzatori. In questo tempo difficile ce ne sarebbe stato tanto bisogno».
Torniamo all’ immagine iniziale dei tamburi che dichiarano guerra al virus dai balconi. Le percussioni liberano energia giovane. Come la raccoglie il Conservatorio?
«Anche incrementando risposte adeguate a chi sceglie lo studio delle percussioni. A Città della Scienza di Napoli, dinanzi a 5.000 persone, i nostri percussionisti hanno scatenato un’ autentica ovazione. Anche così esplode la voglia di vivere e spero si possa con questo spirito dettare il ritmo di questa difficile ripresa per il Paese».