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PARADISI VERDI DOVE LA BOTANICA È UN’ARTE

di Redazione
29 Ottobre 2025
in News
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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: Panorama

di Antonio Bozzo

Riceviamo e Pubblichiamo

LABIRINTI, FONTANE, GEOMETRIE: VIAGGIO ALLA SCOPERTA DI VILLE E DIMORE DOVE LE SIEPI INCONTRANO I MAESTRI DELLE CESOIE. DALLA LOMBARDIA A CAPRI, DAI LAGHI AI GIARDINI SEGRETI, SUGGERIMENTI PER VIVERE ESPERIENZE DA FIABA.

Nuovo capitolo per Grandi Giardini Italiani, la rete che dal 1997 valorizza i più bei giardini del nostro Paese. Bianca Passera – imprenditrice nel settore dell’ospitalità e presidente del gruppo LarioHotels, che comprende il brand di boutique hotel Vista, da lei fondato nel 2018 con il nipote Luigi – ha acquisito dalla fondatrice Judith Wade la proprietà dei marchi Grandi Giardini Italiani, Great Gardens of the World e delle altre società del network dedicato al turismo verde. Con la nuova proprietà, la sede resterà a Villa Erba, a Cernobbio, e lo staff sarà confermato. Judith Wade assumerà la carica di presidente onorario. Con Judith ci conosciamo da anni, spesso ci siamo trovate per raccontarci le nostre esperienze in due campi così attinenti dice Passera. Lei ha una conoscenza approfondita del network e non è a corto di belle idee. Dalla mia ho molta voglia di dar corpo a nuove iniziative e per costruire progetti non si può e non si deve prescindere dal passato. Ma che cos’è, spiegato al popolo, questo universo vegetale, sorta di gigantesco giardino dell’Eden sparso nei luoghi più belli, a far da contorno a ville e palazzi da sogno? È una rete che riunisce oltre 150 giardini italiani, se lezionati per valore botanico, storico e artistico, e più di 200 giardini in 27 Paesi con Great Gardens of the World. Dove sta il guadagno? Bianca Passera, imprenditrice avveduta, è entrata nel campo con lo spirito disinteressato di una fata del verde, o ha fatto i conti? Il guadagno – parola forse brutale, ma ci capiamo – si ottiene dal servizio di consulenza che Grandi Giardini Italiani offre ai giardini associati, i cui proprietari riconoscono una quota di partecipazione. Il network cura la promozione (newsletter, sito internet, attività digitali), l’organizzazione di eventi (dalla classica caccia al tesoro a idee più strutturate), la facilitazione delle relazioni tra diverse realtà. In ultimo, ma non per importanza, ci sono la vendita dei libri – bellissimi, da sfogliare a casa per rivivere la magia della passeggiata tra alberi e fiori – il merchandising e il ticketing, insomma i biglietti staccati. Dice Passera: Occuparmi di Grandi Giardini Italiani non è un’alternativa al mio lavoro negli alberghi di famiglia, che non lascio, ma una magnifica opportunità per mettere a disposizione la mia esperienza nel mondo del turismo verde che ha sempre più successo e ancora grandi potenzialità da esprimere. I visitatori aumentano e i giardini sono sempre meglio organizzati per accoglierli. Ho investito in un house organ ufficiale per con tinuare a dare ai nostri clienti visibilità autorevole e raffinata. Racconteremo i giardini del network attraverso immagini dei migliori fotografi e interviste a opinion leader. Nel turismo culturale globale, il giardino italiano ha un ruolo di primo piano. Non è una nostra impressione, ma la verità. Sentiamo Bianca Passera: Sì, l’Italia è meta di turismo internazionale da più di un secolo, senza andare indietro fino ai fasti del Grand Tour di artisti e intellettuali. I giardini fanno la loro parte. Ma anche gli italiani ormai viaggiano all’estero, quindi abbiamo scelto giardini di eccellenza in 27 Paesi per informare i connazionali. E avviato contatti diretti con i loro proprietari, utili per confrontarci 74 e per far conoscere Grand i Giardini Italiani nel mondo. Come dialogano il mondo dei giardini e dell’hotellerie? Credo condividano molto. Per esempio la bellezza del luogo, o la bellezza della vista che non è solo quella del mare, ma della valle degli ulivi o delle colline di Verona o gli angoli nascosti della città storica. I giardini e gli hotel di un certo livello propongono a visitatori e clienti un’esperienza. Abbiamo sempre offerto ai nostri ospiti opportunità, per scoprire il territorio e conoscere le storie che lo abitano. Nei nostri hotel ospitiamo piè ce teatrali, concerti, mostre. Continua l’imprenditrice: Il patrimonio culturale che un giardino rappresenta, di qualsiasi stile, è un’opportunità meravigliosa per stare bene e portarsi a casa una conoscenza del territorio non solo estetica, ma storica. Il giardino parla con l’ambiente che lo circonda, interagisce col territorio e offre lavoro a persone che hanno competenze specifiche. Sono gli stessi punti da cui noi, come azienda alberghiera, siamo partiti per diventare società benefit. Grandi Giardini Italiani è l’impresa più green d’Italia. Con l’iniziativa The Great Green abbiamo voluto offrire alle aziende la possibilità di investire in progetti tesi alla conservazione dell’ambiente. I beni culturali sono importanti, sia al livello estetico sia per essere punto di riferimento delle comunità locali. Bianca Passera gioca con il suo nome, che richiama la purezza, la rinascita. È su una pagina “bianca” che intendo scrivere un nuovo capitolo della storia di Grandi Giardini Italiani. Attualmente sono circa 9,5 milioni i visitatori dei giardini uniti nel network. Tesori verdi ben mantenuti, con esperti professionisti della cura vegetale (tra di essi la maggioranza conosce l’intelligenza delle piante, anche senza aver letto gli illuminanti volumi del neurobiologo Stefano Mancuso), con ville e monumenti in dialogo muto ma proficuo con foglie, rami, ruscelletti, siepi. Quasi tutti sono notissimi: si va dal giardino del Vittoriale dannunziano all’Orto Botanico di Brera a Milano, dall’Oasi Zegna di Trivero in Piemonte all’Isola Bella sul lago Maggiore, da Arte Sella in Trentino ai Giardini di Villa della Pergola ad Alassio (magnifica la fioritura degli agapanti), dal Sacro Bosco di Bomarzo (con i mostri di pietra) nel Lazio alla Villa San Michele di Anacapri e via elencando, uno più bello e rigoglioso dell’altro, natura domata e ingentilita dall’opera umana. Basta elencarne i nomi, cercare su Google Maps la posizione, per sognare e capire come mai, ce ne fosse bisogno, l’Italia venne definita Belpaese dall’abate Antonio Stoppani, in un libro dimenticato, uscito nel 1876, che insegnò l’amore per le meraviglie nazionali a un popolo da poco riunito in un’unica nazione.

 

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