Fonte: Metropolis
di Marco Milano
Numero chiuso a Capri per amore di un’isola che lentamente sta morendo. Il dibattito sulla regolamentazione dei flussi turistici con direzione i Faraglioni, il modello Venezia per evitare il col- lasso, la riorganizzazione degli accosti per sventa- re calche e affollamenti, sono argomenti all’ordine del giorno in una località come Capri, che in questo 2022 ha raggiunto dati record e primati su prima- ti. Una stagione salutata con grande entusiasmo ma che, come rovescio della medaglia presenta, il conto di territorio too busy. A sottolineare la situazione è la delegazione isola di Capri dell’Unione Nazionale Consumatori. Testimonianze video che documentano spiega il responsabile isolano dei Consumatori Teodorico Boniello l’insostenibilità del turismo e la riduzione degli standard qualitativi di una realtà che si è sem- pre contraddistinta per accoglienza ed ospitalità. Oggi, più che mai, occorre ridisegnare e riprogrammare il turismo, compati- bilmente con i beni e i ser- vizi che l’isola ha a disposi- zione e battagliare, in ogni sede, per garantire alla nostra comunità l’accesso e l’utilizzo, senza privazioni, dei servizi pubblici ed ai visitatori il godimento pie- no delle bellezze dell’isola. Così non si va da nessuna parte. Una tesi supportata anche da un interessante studio portato avanti da un noto avvocato napoletano, Francesco Benetello, già membro del cda del Porto Turistico di Capri. Nel periodo di tempo compreso tra il 1° gennaio 2014 ed il 31 dicembre 2020, sul porto di Capri spiega il professionista con origini capresi – sono transitate oltre trentuno milioni di persone (dati Istat, ag- giornati all’ultimo bollet- tino disponibile). Dopo l’annus horribilis 2020, con la movimentazione ai minimi storici, il trend è nuovamente in salita e, tra pochi anni, sfonderemo il muro dei cinquanta milio- ni aggiunge Benetello – È evidente che nessun fenomeno infinito può insistere su una dimensio- ne finita (il porto e l’isola tutta quelli sono e quelli sono…) dunque, quando si affronta il tema del numero chiuso’, non lo si fa per una questione eco- nomica, sociale, culturale e men che meno razzista (figuriamoci…) lo si fa per spirito di sopravvivenza, per istinto di autoconser- vazione e per amore di un’isola che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, lentamente muore, spiace dirlo, nell’indifferenza di tutti. Tutti.