di Luigi Lembo
Oramai è entrato nel lessico comune definire la nostra Piazzetta come il “salotto del mondo”ma questa definizione non è casuale; nasce dall’intuito di uno dei più grandi imprenditori che hanno costellato la storia della nostra Isola. Figlio del lattaio Costanzo, che aveva il monopolio dei latticini a Capri, Raffaele Vuotto nacque nel 1908 e intuì già da ragazzo che il suo successo era legato alla Piazzetta di Capri pur dando lustro da giovanissimo alla latteria paterna a via delle botteghe che si chiamava “la Vacca d’Oro” facendo il garzone del pasticciere della rivendita già allora nota per deliziose brioches e gelati che solo lì trovavi. Appena tornato dal servizio militare ottenne dai genitori l’avviamento commerciale; dopo aver sposato la dinamica e robusta Teresa Esposito prelevò il locale di proprietà dei D’Elia creando il Piccolo Bar. La coppa di fragole con la panna e il maritozzo con la panna furono le specialità che gli aprirono le porte del successo. Nel 1937, venduta la latteria, acquistò il dirimpettaio Bar Califano subito trasformato in Gran Caffè. Ora la piazza era davvero casa sua! La Piazzetta intanto era un luogo già molto conosciuto negli anni Venti. In un reportage di Alberto Savinio, datato 1926, è scritto che andar via da Capri senza averla vista, sarebbe stato come lasciare l’ Egitto senza aver visto le piramidi. Ma a quel luogo mancava qualcosa: per Raffaele mancava smalto, splendore e ospitalità. Lui voleva darglieli, ma si imbattè nell’ opposizione del fascismo. Il podestà Marino Dusmet de Smours gli disse che davanti ai suoi bar poteva mettere non più di tre-quattro tavolini perché quel luogo doveva rimanere essenzialmente la Piazza del mercato. Un certo mattino addirittura Dusmet scese dal Comune e buttò per l’aria i tavolini in più messi da Raffaele minacciandolo di togliergli la licenza se solo si fosse azzardato un’altra volta ad occupare il suolo pubblico. Ma Vuotto non mollò il suo progetto e grazie anche al fatto che nel frattempo Dusmet se n’era andato, nel 1939 gli riuscì di completare il suo disegno: il 2 marzo 1939 il Comune concesse di occupare con tavolini e sedie lo spazio pubblico che chiedeva per il canone di 3.800 lire al mese e per 10 anni. Nella piazzetta fra la Torre dell’ orologio, il palazzetto del Comune e le scale dell’ ex cattedrale di Santo Stefano, comparvero così una settantina di tavolini. Erano stati costruiti dal più abile artigiano dell’ isola, ricoperti con tovaglie ricamate a mano. “Questo posto deve diventare un salotto – sosteneva Raffaele Vuotto – la gente prima di entrarci deve pulirsi i piedi” Quella sera del 1939 ci fu una straordinaria folla di stranieri in Piazzetta una serata che rimase memorabile e che riempì le cronache mondane di mezza Europa, tenendo a battesimo “il salotto del mondo”. Sui tavolini grandi coppe di gelati e tante tazze di caffè. Il violinista Paolo Falco, che asseriva di suonare con uno Stradivari, creò un’ atmosfera viennese facendo sentire romanze e canzoni. A proposito di gelati và detto che Vuotto fu il primo a portare sull’ isola la macchina dei gelati. La comprò alla fiera di Milano. Incrementò così quella che era già una sua specialità: i coni con la panna che faceva nel negozietto del padre in via delle Botteghe. Accanto ai gelati metteva i dolci capresi fatti con la pasta di mandorle. Qualche anno dopo Raffaele e la moglie si buttarono anche nel settore alberghiero: nacque prima “la Pineta” seguita dal “Flora” e, nella metà degli anni 70, edificarono il modernissimo Hotel Luna con un’incomparabile vista sulla Certosa e i Faraglioni. Negli anni a seguire creò anche il bar Embassy a via Camerelle ma nonostante questo suo affermato “impero” restò una persona umile e modesta. Visse gli ultimi anni con il suo amico di sempre Aldo Cerrotta. Alla morte di questi, pur anziano volle partecipare al suo funerale. Dopo la comunione ritornando al suo posto inciampò nel tappeto su cui poggiava la bara e cadde. Ricoverato per un malore in ospedale, entrò in coma per non risvegliarsi mai più.