Fonte: Roma
NAPOLI. «Le nostre città non possono essere chiuse. Ha ragione quindi la ministra Santachè quando afferma che la sfida è destagionalizzare l’offerta turistica tutto l’anno. Tuttavia occorre una governance a più livelli che tenga conto dei differenti flussi turistici». A dirlo, Agostino Ingenito, presidente Abbac, associazione b&b, affittacamere e case vacanza, secondo cui il turismo è una filiera economica rilevante sia per le città sia per le amministrazioni comunali che traggono benefici dalle entrate turistiche e pertanto devono necessariamente porre in essere delle azioni compatibili con la propria funzione. «L’autonomia dei musei, come ha già fatto Pompei, può essere imitata e meglio governata, altra cosa sono invece i flussi di viaggiatori che soggiornano e che, grazie al comparto ricettivo extralberghiero, garantiscono più opportunità economiche di filiera per i territori compresi gli introiti dei Comuni per tasse di soggiorno e tributi. In questo caso -aggiunge Ingenito qualora ci si lamenti di sovraffollamento occorrono azioni governative che condividano azioni con compagnie low cost di mobilità aerea, ferroviaria e portuale. La distribuzione dei flussi, andando oltre la stagionalità e spalmando il numero di ospiti si fa con politiche che tengono conto di esigenze ed opportunità e costruendo una strategia di incentivi e supporto anche alla qualificazione, come già avviene in altri Stati».
Anche per Giancarlo Carriero, coordinatore della Sezione Turismo di Confindustria Campania, nonché ceo del Regina Isabella di Ischia, occorrono soluzioni articolate «ma senza pensare di sbarrare l’accesso in città, aumentandone i costi». E sottolinea che una soluzione all’overtourism potrebbe essere quella di limitare l’afflusso di gitanti, quelli che spendono poco, al bar o in pizzeria, e privilegiare coloro che portano ricchezza. «Il turismo è bello perché è misto, ma non è pensabile gravare di nuovi costi un settore che porta benessere alle attività economiche. L’overtourism è una materia nuova, che richiede una gestione ed interventi articolati innovativi sia a difesa delle infrastrutture fisiche della città, sia il benessere dei suoi abitanti». Pensare di chiudere le città è cosa da folli anche per Antonino Della Notte, presidente Aicast.
«Ben venga il pagamento di un biglietto per entrare in determinate aree, come gli Scavi di Pompei, il centro storico di Napoli, Capri, ma chiudere l’accesso ai siti che mostrano un patrimonio culturale pressoché unico al mondo perché non si riesce a gestire un flusso che non si era mai visto e che comunque porta qualche punticino di pil è a dir poco folle. Una destinazione matura, come Napoli, costituisce il primo grande attrattore perché caratterizzata da una densità di patrimonio culturale pressoché unica al mondo. Il turismo culturale continua peraltro ad avere le maggiori prospettive di crescita in futuro e le città d’arte costituiscono gli asset più promettenti del nostro portafoglio di prodotti turistici. Ma occorre una gestione intelligente e sostenibile per l’accoglienza, l’ambiente e la vita della città».