Per la prima volta il premio Malaparte va a un autore irlandese: Colm Tóibín, acclamato autore di Brooklyn e della Casa dei nomi. Tóibín sarà in Italia a fine settembre per ritirare il riconoscimento.
«Tutt’a un tratto, in Irlanda sono arrivati molti cinesi, nigeriani, polacchi. Li guardavo attentamente e capivo che non riuscivano a cogliere tanti elementi del Paese dove si trovavano. Il nome “Irlanda” creava entusiasmo, ma loro non erano in grado di godere di così tanti dei suoi piaceri. E capivo che in un’altra epoca, in un altro luogo, a Brooklyn, una ragazza irlandese beneducata aveva provato le stesse sensazioni di questi stranieri di oggi in Irlanda». In questa frase c’è tutto Colm Tóibín, lo scrittore di 64 anni che parte dalla sua Irlanda per narrare il mondo.
Il Premio Malaparte giunge quest’anno alla ventiduesima edizione. A celebrarlo l’intera giuria, capitanata dal Presidente Raffaele la Capria, 97 anni portati meravigliosamente, felice di aver scelto ancora un autore di notorietà mondiale, ma non facile, controverso, in linea con le caratteristiche del Premio. Con lui, i giurati del Malaparte (Leonardo Colombati, Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Merlino, Silvio Perrella, Emanuele Trevi e Marina Valensise), che seguono i suoi romanzi da parecchi anni. Un’attenzione che si è intensificata con la pubblicazione in Italia del suo ultimo romanzo, La casa dei nomi (Einaudi), incursione sul tema dei miti greci di straordinaria vitalità. Ma l’ultimo romanzo è solo una tappa di un percorso estremamente variegato, difficilmente riconducibile a questo o quell’altro argomento. Cittadino del mondo (oltre che in Irlanda, Tóibín ha vissuto in Spagna e negli Stati Uniti), molto impegnato sul fronte dei diritti, in particolare quelli del mondo LGBT, l’autore irlandese ha scritto nove romanzi e due raccolte di racconti sempre spaziando, dalla storia della ragazza sbarcata negli USA al centro di Brooklyn, il suo romanzo più noto (1999), all’incubo dell’AIDS (Il faro di Blackwater, 1999) o alla biografia romanzata di Henry James (The Master, 2004). Un mondo ricco di vitalità, che ricorda da vicino gli scrittori che piacevano anche a Malaparte, nel cui nome da sempre si viene acclamati.
Per il Malaparte, riconoscimento che ha sempre spaziato tra i continenti, è la prima volta di un irlandese. In netta maggioranza, tuttavia, gli autori di lingua inglese. Da quando è il premio è ripreso a opera di Gabriella Buontempo, sette anni fa, infatti, gli anglosassoni sono quattro: gli americani Richard Ford (l’anno scorso), Elizabeth Strout, Donna Tartt e l’inglese Julian Barnes. Tre, invece, gli scrittori di altre lingue: Emmanuel Carrère, Karl Ove Knausgård e Han Kang. Altri autori di grandissimo talento, come Saul Bellow o Isabel Allende, se lo sono aggiudicato negli anni Ottanta e Novanta.
Come sempre, la tre giorni caprese rappresenterà un omaggio alla narrativa del vincitore. Venerdì 27 al Cinema Internazionale si terrà la proiezione di Brooklyn il film che quattro anni fa il regista John Crowley ha tratto dal libro omonimo, su sceneggiatura di un altro grande della narrativa anglosassone, Nick Hornby. Sabato 28 settembre, invece, nel tardo pomeriggio, il consueto appuntamento nella sala Consiliare del Comune di Capri per la tavola rotonda su di un tema che il vincitore sta ancora validando. Tra i relatori, insieme ai membri della giuria, giornalisti e scrittori, tra cui sono annunciati Camilla Baresani, Luca Briasco, Diego De Silva, Chiara Gamberale, Enrico Ianniello e Pier Luigi Vercesi. Secondo la tradizione, la premiazione ufficiale avverrà l’indomani, domenica 29 settembre alle 11.00, alla Certosa di San Giacomo, dove il vincitore terrà un discorso.
Il Premio Malaparte si conferma così uno dei più importanti riconoscimenti letterari italiani per personalità internazionali: merito della sua anima, Gabriella Buontempo, che ha fatto rinascere una tradizione di famiglia, nata per iniziativa di sua zia Graziella Lonardi Buontempo, e di Ferrarelle S.p.A., unico sponsor del premio, che ha sposato con entusiasmo il progetto di riportare a Capri il riconoscimento.
“Ci troviamo a Capri per l’ottava volta dalla ripresa del Premio – afferma Gabriella Buontempo – E quest’anno c’è una soddisfazione in più: avere scelto un autore europeo impegnato nella difesa dei diritti dei più deboli mi sembra un bel segnale, in un momento storico in cui troppo spesso il mondo attorno a noi pare dimenticarsene. Senza naturalmente trascurare la qualità dell’autore, come sempre al centro dell’attenzione della giuria”.
Per l’ottavo anno consecutivo, il Premio è supportato da Ferrarelle SpA, che da quando è ripreso il riconoscimento lo ha subito inserito tra le sue più significative iniziative nella Responsabilità Sociale. Commenta Michele Pontecorvo Ricciardi, vicepresidente Ferrarelle SpA: “Per Ferrarelle il Premio Malaparte è molto più di un’eccellente vetrina di risonanza internazionale. È occasione unica e opportunità imperdibile per essere parte di un appuntamento prestigioso e senza tempo, oltre che un momento fondamentale per restituire valore al nostro territorio”.