Fonte: Metropolis
di Marco Milano
«Capri è bella ma non balla: anche i mitici barcaioli fanno i conti con la pandemia». Anche le telecamere Rai ieri mattina tra le acque dell’isola azzurra hanno immortalato immagini di una Capri deserta in mare che forse non si erano mai viste in questo periodo dell’anno, quando il calendario volge a maggio e le temperature iniziano a profumare d’estate. Niente echi di voci, tuffi, rumori di un’isola viva che l’anno scorso di questi tempi si confrontava in senso opposto, lanciando sondaggi sul numero chiuso e sottolineando la necessità di un conta-persone per frenare gli esodi di massa con direzione i Faraglioni. Ora, invece, le sentinelle di Capri sono immerse nel deserto, in un assordante silenzio che diventa un problema che investe il turismo isolano, compresa una categoria tipica di chi vive sulla terra di Tiberio, quella che la trasmissione Agorà definisce i mitici barcaioli di Capri. Anche la tv non può fare a meno di sottolineare la cartolina più anomala probabilmente degli ultimi duemila anni da queste parti. Senza turisti e silenziosa Capri è bella ma non balla recita il servizio in onda in diretta. Si prova ad attendere la fine del lockdown, a capire se sbarcheranno almeno i vacanzieri italiani, ma per i servizi legati alla navigazione turistica non si sa quale destino li attende, tra minore disponibilità economica da parte di coloro che, si pronostica, potrebbero venire quest’estate sull’isola e la pesante diminuzione (o totale assenza) di quella grande fetta di turisti asiatici, appassionati più di tutti proprio di gite in mare, tour intorno all’isola e tutte quelle attività promosse da chi di professione fa il barcaiolo. Il problema è globale, e ci si interroga se e quando si inizierà a muovere l’economia, anche perché solo la disponibilità di tasca potrà portare le persone a venire all’ombra dei Faraglioni.