di Luigi Lembo
Lo scorso 3 aprile è stato un anniversario di cui purtroppo quasi tutti qui a Capri si sono dimenticati; 30 anni fa moriva a Vevey Graham Greene, uno dei più discussi scrittori inglesi del novecento. Un personaggio la cui vita, e con essa i suoi romanzi, furono contraddistinti da una particolare e forse unica personalità. Un identità che nasceva dai mille interessi ed impegni realizzati nel corso di una certo non banale vita, spaziando dal ruolo di scrittore, di drammaturgo, di critico letterario e fin anche di agente segreto. Graham Greene visse e amò particolarmente Capri; io sono tra quei fortunati che ha avuto la possibilità di conoscerlo personalmente e ricordo di lui una personalità complessa, resa difficile proprio negli ultimi anni della sua vita da un disturbo bipolare che sembrava renderlo inarrivabile e nello stesso tempo timido e gentile.

Di Graham Greene quello che colpiva di più erano i suoi occhi, carichi di una forza magnetica, da cui traspariva l’animo irrequieto. Forse proprio per questo Greene non venne a Capri spinto dall’interesse per la storia e le bellezze naturali del luogo, come avevano fatto la maggior parte delle personalità artistiche nel corso degli anni, ma da altro. Greene beveva molto. Gli piacevano il vino rosso di Capri, il Corvo siciliano o il rosé di Ravello con cui accompagnava la pasta cucinata dalla donna di servizio, Carmelina. Ricordo di averlo visto più volte con sotto braccio una bottiglia di gin, avvolta spesso in un semplice foglio di giornale. “Mi aiuta a scrivere “ mi diceva e pare che fosse proprio così tanto che spesso la bottiglia durava il tempo di una sola notte. La sua sobrietà era a tutti nota, e spesso sprofondava nell’avarizia. Quando andava a cena da Gemma con gli amici guardava ansiosamente l’orologio. «Non dobbiamo perdere l’ultimo autobus, se no ci tocca prendere un taxi».

Ostile a ogni mondanità, oltre alla colonia inglese, sempre più piccola, Greene frequentava anche autori italiani come Mario Soldati, Alberto Moravia, Elsa Morante e Raffaele La Capria. Veniva sull’Isola sempre in autunno o in primavera per un tempo limitato. La notte o la mattina presto scriveva; nel pomeriggio faceva una breve passeggiata sul sentiero della Migliera che, attraverso la campagna, arriva fino allo spettacolare Belvedere del tuono. Secondo gli sbalzi d’umore Anacapri gli sembrava paradisiaca o opprimente. Agli amici diceva spesso: «Il mio legame con Capri è strano. Non è propriamente il mio genere di posto». eppure acquista villa il Rosaio nel 1948 che fu di Cerio per una somma di circa quattromila sterline grazie ai proventi ottenuti scrivendo la sceneggiatura del film “il terzo uomo”. La villa era rustica, dalla cupola curva e compatta, le pareti bianche come il latte e adatte al clima caprese. La villa però non era molto grande: solo quattro stanze al piano terra, mentre la parte superiore costituita da un unico spazio, in cui lo scrittore fa costruire una terrazza riparata, per meglio ammirare i tramonti su Ischia. Accogliente, piacevole. Soprattutto, frugale e senza confusione. Nei suoi primi anni sull’isola, Greene contò della compagnia di molti turisti e letterati stranieri, tra cui lo scrittore britannico Norman Douglas e la Dottoressa Elisabeth Moor, la “donna impossibile” menzionata nelle sue memorie e poi fonte ispiratrice per il romanzo Travels with My Aunt del 1969. A Capri avviene anche l’incontro, nel secondo dopoguerra, con alcuni degli esponenti d’avanguardia della letteratura italiana del Novecento tra cui Mario Soldati, che diverrà uno dei suoi più cari amici. Nonostante la compagnia, le visite di Graham a Capri non erano mai durature. Soggiornava appena un paio di mesi l’anno, in primavera e in autunno. Poi, come nulla fosse, la lasciava. Ma alla fine tornava sempre, forse perché per lui l’isola costituiva una pausa. Non dalla scrittura, attività questa che lo terrà sempre impegnato. Sull’isola di Capri, infatti, lo scrittore era piuttosto prolifico, tanto da portare a termine porzioni sostanziali dei suoi romanzi. Dopotutto qui a villa Il Rosaio, diceva, si riesce a completare il lavoro di sei mesi in appena quattro settimane. Il 30 settembre del 1978, per la sua laboriosità e per il suo vivere nell’Isola con grande discrezione, ottenne dal Consiglio comunale di Anacapri riunito in seduta straordinaria, la cittadinanza onoraria. Nel discorso di consegna ufficiale il 18 ottobre nella chiesa di S Michele, raccontò in modo semplice il suo rapporto d’amore con l’Isola dicendo “ ho trovato qui la quiete e la gioia che non ho trovato altrove; sono stato irrequieto viaggiatore in Africa, Sud America, Estremo Oriente. Sarò sempre irrequieto ma Anacapri, più che il mio paese natio, è la mia casa. E come un piccione viaggiatore ci ritornerò sempre” A Capri Graham Greene veniva per sé stesso. Cercava la libertà, libertà dalla “seccatura” della vita mondana e dalle interruzioni; sfuggiva così all’accidia e alla routine del quotidiano; Capri a suo modo era un’Isola che gli rimaneva dentro, non come rapporto affettivo ma come parte di se stesso. Ogni volta che veniva da me ad acquistare un biglietto di treno per tornare in Svizzera, tassativamente di seconda classe, diceva “speriamo che non sia l’ultimo biglietto che mi fai”. Ne feci diversi, fino a quella primavera del 1991…