CAPRI – “Diefenbach e Capri” il libro scritto da Antonia Tafuri e Roberta De Martino edito dalla Grimaldi è stato pubblicato per una precisa scelta in occasione del centenario della morte del pittore tedesco. Un omaggio che le autrici e l’editore hanno voluto fare non solo all’artista ma anche all’uomo, una personalità eclettica, precursore di stili e filosofie di vita. Karl Wilhelm Diefenbach pur essendo nato nel 1851 ad Hadamar (Monaco) già praticava il pacifismo, il riformismo, il simbolismo e si professava pacifista e libero pensatore. E’ stato, anche, un antesignano del naturalismo e dell’ambientalismo, profeta della natura e convinto sostenitore del vegetarianismo che cercava di inculcare anche tra i capresi nel lunghissimo periodo che ha vissuto sull’isola, dal 1900 al 1913. Tutto ciò è raccontato nelle pagine del libro di Antonia Tafuri e Roberta De Martino, le due ricercatrici-scrittrici che sono riuscite a scavare sin nel profondo della vita privata e artistica di Diefenbach come mai era accaduto sinora. Una carrellata di immagini di vita privata e delle opere, molte delle quali oggi si trovano esposte nel Museo della Certosa di San Giacomo a Capri, dedicato all’artista. Il libro si avvale di un’introduzione di Fabrizio Vona, attuale Soprintendente per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli. Ed è proprio lo scritto del Soprintendente ad illustrare l’importanza delle opere di Diefenbach raccolte nel museo. Grandi tele, che arrivano a misurare anche i cinque metri, e che l’artista dipingeva mescolando al colore materiali naturali quali erba, sabbia, bitume e pietrisco. Opere realizzate con una tecnica pittorica innovativa, ispirata dalla roccia calcarea caprese, per quell’epoca che vennero “salvate e donate allo stato italiano grazie all’impegno diretto e personale di Raffaello Causa allora Soprintendente ai beni artistici e storici della Campania che diede vita al museo che venne aperto all’interno della Certosa nel 1974”. Ma non solo arte e pittura erano gli impegni giornalieri di Diefenbach come scrivono le autrici nel loro libro, ma anche lo stile di vita secondo natura come accadeva in una comunità lontana da Capri, quella di Monte Verità di Ascona. Quasi un enclave dove viveva, in assoluta libertà di stili di vita, un gruppo di seguaci della scuola di pensiero che praticava la teosofia, nata da un vero e proprio movimento che si era sviluppato nella seconda metà dell’Ottocento. E che trovava i suoi fondamenti nel cristianesimo, nel buddismo, induismo e nelle filosofie antiche orientali. A importare sull’isola queste dottrine insieme a questa sua strana pittura fu proprio Diefenbach che riuscì a diffondere le sue pratiche nell’arco dei suoi ultimi anni di permanenza sull’isola e che vennero ripresi sulla scia della sua presenza a Capri da altri personaggi che sono entrati nella storia e nel mito, da Fersen ad Axel Munthe, da Steiner a Coleman, da Vedder sino a Beuys traghettato sull’isola da Lucio Amelio.