Fonte: Il Mattino
di Massimo Zivelli – Anna Maria Boniello – Massimiliano d’Esposito
L’ intera filiera turistica campana nel baratro della crisi da Coronavirus. Passano i giorni e restano sempre tre i fronti aperti all’ attenzione di politica, istituzioni e mondo del lavoro. Al crollo delle prenotazioni che sta mettendo la totalità delle aziende turistiche in crisi corrisponderanno infatti a breve il disastro delle migliaia di lavoratori stagionali che rischiano di restare fuori dalla filiera produttiva. Ci sono infine le entrate dei Comuni, che dovranno fare a meno di diversi milioni di euro imputabili alla esazione della tassa di soggiorno.
Ma la priorità di tutti, in Italia come in Campania, in questi giorni è quella di limitare il contagio nel timore che un suo espandersi possa mettere in ginocchio ospedali e sanità pubblica. In questa direzione va l’ ordinanza firmata ieri sera dal presidente della Regione Vincenzo De Luca che vieta lo sbarco sulle isole di gruppi organizzati di turisti provenienti dalle «zone rosse», ed a istituire severi controlli sanitari su tutti, anche residenti e pendolari. In particolare, saranno istituiti presidi sanitari nei moli napoletani di Porta di Massa e Beverello e nei porti di Sorrento e Pozzuoli dove i passeggeri saranno sottoposti alla rilevazione della temperatura corporea; inoltre le compagnie vengono obbligate a sanificare le unità navali e a garantire il rispetto delle distanze minime tra passeggeri, eventualmente limitando il numero delle persone da accettare a bordo. Misure che rimandano al «caso Ischia» ed alla famosa ordinanza poi annullata dal prefetto che era stata varata dai sindaci.
«Non aggiungiamo niente replicano adesso i primi cittadini dell’ isola verde considerato soprattutto che non abbiamo notizia di gruppi di turisti in arrivo».
Più chiaro è il commento di Antonio Impagliazzo, manager di uno dei pochi alberghi rimasti ancora aperti sull’ isola, il Sorriso Resort. «Gruppi? Magari ne arrivassero. È stato cancellato tutto e non ci sono prenotazioni a tempo indefinito. Stiamo valutando se chiudere, cosa che finora non abbiamo fatto solo per non danneggiare l’ occupazione». Qualcuno resiste ma non si sa fino a quando – mantenendo la propria struttura aperta con appena un pugno di clienti, per lo più lavoratori pendolari. «Prenotazioni? Dall’ estero e dalle regioni italiane del centronord registriamo lo zero assoluto. Da Napoli qualcuno ci chiama per prenotare, ma per il weekend di Ferragosto», aggiunge un altro albergatore, Raffaele Buono.
I LAVORATORI Stagione a rischio dunque. Tra i lavoratori stagionali il timore è di non riuscire neanche ad accedere alla Naspi, l’ indennità di disoccupazione, che secondo le regole attuali si matura dopo aver accumulato sei mesi di lavoro.
«Ho fatto richiesta urgente al governo e ai ministeri competenti, fra cui il ministro dell’ Economia e collega eurodeputato Gualtieri scrive da Bruxelles l’ ischitano Giosi Ferrandino – affinchè l’ indennità di disoccupazione degli stagionali venga riportata al 100%. E poi occorre consentire la totale deducibilità dell’ Imu, sospendere se non abolire del tutto i termini tributari e fiscali fino a fine anno, sospendere, in accordo con l’ Abi, i mutui alle famiglie ed alle imprese». Nei Municipi si fanno anche i conti sui mancati introiti che deriveranno dall’ impossibilità di riscuotere la tassa di soggiorno. A Ischia le amministrazioni locali hanno raccolto in media, negli ultimi due anni, fra i tre e i tre milioni e mezzo di euro. L’ allarme è lanciato anche dall’ Abbac, l’ associazione che riunisce gli operatori turistici extralberghieri: il presidente Agostino Ingenito chiede alla Regione la dichiarazione immediata di stato di crisi del turismo campano e al governo l’ estensione della cassa integrazione in deroga a tutte le imprese della filiera turistica ed altre misure immediate di defiscalizzazione. Da Capri infine è il sindaco Marino Lembo a scrivere al ministero del Lavoro per chiedere provvedimenti urgenti a favore dei lavoratori stagionali in deroga a leggi esistenti per gli occupati nelle strutture alberghiere e nelle attività commerciali come bar, ristoranti e stabilimenti balneari e boutique. Col passare dei giorni e l’ aggravarsi della crisi, anche l’ isola azzura si interroga sul suo futuro, che resta indissolubilmente legato al turismo.
LE SPECULAZIONI «Capisco le ragioni sanitarie, che devono avere la priorità su tutto.
Chiedo solo di fare attenzione, perché bloccare del tutto gli sbarchi a Capri può avere ripercussioni sull’ immagine della Campania e dell’ Italia a livello mondiale». Il presidente di Federalberghi Campania, Costanzo Iaccarino, risponde a stretto giro all’ ordinanza del governatore De Luca, legata al fatto che gli ospedali di queste località, come ha spiegato lo stesso De Luca, dispongono di pochi posti letto in terapia intensiva dove ricoverare eventualmente coloro che risultassero contagiati dal Coronavirus. Il leader degli albergatori campani non nasconde la preoccupazione. «In Campania si contano decine di migliaia di cancellazioni. Ad oggi arrivano solo disdette e nessuna prenotazione, anche perché in tanti sperano in un successivo calo dei prezzi. Le disdette per ora sono pesantissime per marzo e aprile, ma cominciano ad arrivare anche per i mesi di alta stagione. Temiamo – aggiunge Iaccarino – che sia in atto una vera e propria campagna per screditare l’ Italia a livello mondiale. Booking, ad esempio, di propria iniziativa, ha inserito Venezia nella zona rossa. Ci sono ormai focolai del virus in tutto il mondo, ma sembra che venga preso di mira solo il nostro Paese».