Fonte: LucianoPignataro.it
di Marco Milano
Un turismo responsabile con il “Manifesto dell’Ospitalità Etica” lanciato da “Unexpected Italy”, travel tech nata a Londra e lodata dal The Guardian. L’estate italiana 2025 che oscilla tra lidi semi-deserti e montagne sovraffollate alla caccia del selfie, rilancia un documento già firmato da quasi cinquecento tra ristoratori, albergatori, artigiani e produttori di tutta Italia. “Ci impegniamo a garantire un giusto rapporto tra qualità e prezzo – questo il primo punto del Manifesto – offriamo esperienze, piatti, prodotti e ospitalità che rispecchiano in modo trasparente il loro reale valore. Nessun rincaro o speculazione imposti dai flussi stagionali o dalle mode del momento”. E dalla startup “Unexpected Italy” parte la sfida per “proporre un turismo fondato sulla conoscenza profonda dei luoghi, sull’etica di un’ospitalità sincera, sulla scelta ragionata e su una mappa altamente affidabile”. Il Manifesto è in dieci punti e oltre al sopracitato numero uno, va menzionato tra gli altri il quarto “privilegiamo la qualità rispetto alla quantità, senza alcun compromesso – questo il numero quattro – sosteniamo e selezioniamo fornitori che condividono la nostra stessa etica, ricerchiamo le materie prime migliori, rispettiamo la stagionalità, privilegiando l’artigianalità rispetto all’industria ogni volta che è possibile. La nostra è una scelta consapevole e in continua evoluzione per non smettere mai di migliorare”. Nel Manifesto uno dei dieci punti è dedicato al concetto di “Ospitalità lenta”. Nel dettaglio si tratta del numero sette dove viene sottoscritta un’accoglienza “senza fretta, perché ogni ospite merita tempo e attenzione – è scritto – Cerchiamo di evitare, quando possibile, doppi o terzi turni, overbooking o gruppi sovradimensionati che comprometterebbero la qualità dell’esperienza. L’ospitalità lenta è un gesto di rispetto: verso chi ci sceglie, verso chi lavora con noi e verso il territorio che raccontiamo”. Secondo quanto sostiene “Unexpected Italy” ad oltre dieci anni “dall’avvento dell’overtourism, qualcosa sta cambiando. Il turismo di massa ha tradito la sua promessa: doveva portare ricchezza, ha lasciato frustrazione; doveva creare relazioni, ha generato alienazione”. L’Italia turistica, dunque, non è tutta uguale, da un lato alcune spiagge registrano cali drammatici di presenze dall’altro le vette più instagrammate faticano a contenere l’afflusso, ma la vera questione è la terza ovvero che una fetta del Paese bella, autentica, sconosciuta resta ai margini. L’overtourism, si può dire con certezza, non è ovunque, è solo in alcune mete. “Finché si continua a percepire il turista come un pollo da spennare – spiega Elisabetta Faggiana, vicentina, ceo e co-founder di Unexpected Italy insieme al barlettano Savio Losito – non si può pretendere un’offerta equilibrata, autentica e con un buon rapporto qualità/prezzo. E il turista, oggi più informato e consapevole, che sia italiano o straniero, se ne accorge e non ritorna. Le conseguenze? Da un lato turisti insoddisfatti, dall’altra una lenta erosione dell’identità locale: botteghe che chiudono, artigiani che spariscono, trattorie storiche che cedono il passo a fast food e ristoranti ‘fotocopia’. Il guadagno facile, per affittacamere, stabilimenti balneari, ristoranti turistici, è una tentazione che si paga a caro prezzo”. Oggi l’app, descritta dal The Guardian come “una bussola per viaggiatori consapevoli”, sta chiedendo a tutti i propri aderenti di firmare il “Manifesto per un turismo etico” per diffondere la propria visione e che ha raggiunto già circa cinquecento firme. Operatori del settore che “ogni giorno scelgono l’etica alla scorciatoia, la qualità al compromesso, la responsabilità alle mode passeggere. Scelgono di restare fedeli alle proprie radici, di guardare il proprio territorio con l’occhio di chi lo ama, non di chi ci specula, fieri di essere ‘Ribelli con le Radici’. Il Manifesto dell’Ospitalità Etica è il patto che unisce ristoratori, albergatori, artigiani e produttori”. Tra le realtà più recenti entrate in Unexpected Italy Il Casale al Colle sui Colli Euganei, Trattoria dell’Acciughetta a Genova, Palazzo Grillo a Genova, Fratelli Levaggi a Camogli, Ca’ Apollonio Hermitage a Romano D’Ezzelino (VI), l’Hotel Hassler a Roma, solo per citarne alcuni. “Sottoscrivere il Manifesto – ha aggiunto Elisabetta Faggiana – è il primo passo per abbracciare un impegno condiviso e una prospettiva autentica. Alle parole devono seguire azioni concrete e responsabili, supportate da un rigoroso processo di screening, raccomandazioni locali e verifiche in loco, per assicurare che ogni realtà abbia e mantenga un approccio etico e di valore, perché chi accoglie con professionalità ed etica c’è e va valorizzato”. La sfida è ricostruire un turismo vicino, umano, trasparente, proporzionato al costo e all’esperienza. “Il problema non è tanto pagare molto, ma pagare molto per avere poco – dice Savio Losito, co-founder di Unexpected Italy – Il prezzo deve sempre essere commisurato all’offerta, così un ristorantino esclusivo, con pochi coperti, un team preparato e materie prime eccellenti ha giustamente un prezzo più elevato rispetto ad una trattoria semplice, autentica, con cucina locale e prezzi più accessibili. Entrambe sono valide, se c’è trasparenza e valore reale”. E tutti coloro che hanno firmato il Manifesto si dichiarano “portavoce dell’identità dei nostri territori – sottoscrivono – Non ci omologhiamo. Non inseguiamo le mode. Non svendiamo la nostra autenticità per adattarci a mode del momento o alle esigenze del turista. Valorizziamo ciò che ci rende unici: storie, mani, accenti, tradizioni, senza compromessi”. Secondo Unexpected Italy, la risposta alla crisi dell’offerta turistica sta proprio nella rigida selezione di luoghi che aderiscono a determinati canoni e parametri di etica e qualità. “Lo sappiamo che suona impopolare – aggiunge Elisabetta Faggiana – ma oggi l’eccesso di accesso ha appiattito tutto. Le destinazioni si omologano, l’esperienza si svuota, la qualità si perde. Bisogna tornare a distinguere. La chiave diventa quindi selezionare chi lavora con etica, passione e qualità e connetterli a viaggiatori che sono alla ricerca di autenticità vera, non del posto instagrammabile o turistico. Noi vogliamo consigliare bene chi vuole davvero capire e per fare questo abbiamo sviluppato una tecnologia che unisce ad una piattaforma di screening, un sistema di raccomandazioni locali. Ci affidiamo a esperti e abitanti del posto accuratamente scelti, custodi di un sapere locale inestimabile, capaci di consigliare i luoghi con competenza e autenticità e di garantirne la costanza”.