ANACAPRI La sentinella che guarda e illumina dalla Punta Carena l’isola azzurra non avrà più una presenza fisica ma funzionerà in modalità automatica. L’apparecchiatura contenuta all’interno della lunga torre è oggi come ieri un punto di riferimento per tutti i natanti. E così Carlo D’Oriano passa alla storia come l’ultimo guardiano del faro isolano. Un caso di uomo sostituito dalla macchina. Reggente del Faro dal 2005, Carlo D’Oriano, sessantacinquenne, in Marina dal 1977, vanta venti anni nella base Nato di Gaeta come nostromo e una carriera da Sottoufficiale della Capitaneria di Porto, tra navi da guerra e Guardia Costiera. Il Faro di Anacapri è un cosiddetto faro d’altura per via della sua lanterna posta a più di settanta metri sul livello del mare e che emana una luce che ha un portata di oltre venti miglia marine. Ora Carlo ha lasciato il Faro e la stessa isola azzurra che da oggi non avrà più la presenza di un custode, un guardiano, una figura romantica e particolare che aveva una sua funzione e che dall’alto di quel posto così suggestivo e silenzioso ammirava ed osservava il mare intorno all’isola azzurra, le luci del giorno e quelle della notte, la calma del mare piatto estivo e la rabbia di quelle acque nei mesi invernali quando spirano forti venti di ogni genere, lasciando più volte quel piccolo scoglio isolato dal resto del mondo. Da oggi il Faro sarà solo e non avrà più la compagnia di un guardiano. «Vivo in solitudine lavoro in solitudine questo il racconto di Carlo D’Oriano ciò che mi consola è lo specchio d’acqua e la natura che mi circonda, ma l’inverno è difficile da affrontare almeno all’inizio. Trascorro le mie ore a osservare l’orizzonte, leggo libri dedicati al mare queste le parole dell’uomo che ha vissuto nel faro anacaprese e i lavori dei colleghi faristi che raccolgono le proprie esperienze su carta».
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