Anna Maria Boniello Capri. Le Fiamme Gialle irrompono al Capilupi e mettono in esecuzione due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di due dipendenti dell’ospedale caprese. Il nosocomio, unico presidio dell’isola, che fa capo all’Asl Na1 Centro, spesso nella bufera, è al centro di varie inchieste giudiziarie divise in vari filoni, molti dei quali avviati da tempo dai militari della tenenza della Guardia di Finanza di Capri ed altri al vaglio dei Carabinieri e della Procura. Le indagini sono state coordinate dalla sezione reati contro la pubblica amministrazione della Procura di Napoli. Ad entrare ieri in azione, con il coordinamento della Procura e del Comando Provinciale delle Fiamme Gialle, sono stati i militari del Primo Gruppo della Guardia Di Finanza di Napoli e della Tenenza di Marina Grande a Capri. Oltre una ventina di militari, arrivati dalla terraferma, si sono recati presso l’ospedale caprese e nella casa di una dipendente del Capilupi, per notificare l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Giuseppe Marotta e Salvatore D’Alterio, e nell’abitazione privata di una dipendente, per eseguire una perquisizione attinente alle varie inchieste che le Fiamme Gialle capresi hanno iniziato nel 2015, quando varcarono per la prima volta la soglia del Capilupi per sequestrare negli uffici faldoni e documenti: sia per verificare casi di assenteismo, sia per valutare episodi di mala sanità che venivano denunciati da vari cittadini e movimenti d’opinione. Atti e verbali che, dopo essere stati esaminati, vennero inviati in Procura che aprì una serie di fascicoli dando vita a diverse inchieste. Ieri, con l’arresto dei due dipendenti, si è chiuso il primo filone riguardante i ticket, con l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli Marina Cimma, con l’accusa di peculato continuato. Contestualmente all’arresto, i militari della Guardia di Finanza hanno eseguito, in uffici e abitazioni degli indagati tra Napoli e Capri, perquisizioni parallele ad un sequestro preventivo equivalente, finalizzato alla confisca dei beni di proprietà degli indagati per il danno arrecato alla pubblica amministrazione: quantificata dagli inquirenti nella somma complessiva di 35mila euro. Si tratta, secondo i magistrati, di un illecito guadagno fatto dai due imputati che, nella qualità di addetti all’ufficio riscossione dei ticket dell’ospedale, si sono appropriati tra il 2014 ed il 2015 di somme di denaro versate dai cittadini per i pagamenti delle prestazioni sanitarie. Un escamotage che ha sottratto alle casse dell’ospedale importi pari al 95% delle somme corrisposte dagli utenti, messo in atto quando la funzionaria addetta all’ufficio riscossione dei ticket risultava assente. In quelle occasioni i due indagati che sono riusciti a sottrarre i soldi dalle casse dell’ospedale venivano impiegati in tale servizio; il sistema ideato consisteva nella falsificazione di una delle tre ricevute di riscossione, quella consegnata alla contabilità, sulla quale venivano riportati dati anagrafici ed importi differenti da quelli segnati sulla copia della ricevuta, che veniva consegnata all’utente con l’importo effettivamente versato per la prestazione ricevuta, mentre con la somma inferiore arrivava in contabilità. Da qui l’accusa di peculato per i due dipendenti dell’Asl1. Restano invce ancora in piedi le indagini su questo e su altri gravissimi episodi: tra questi, le donazioni di apparecchiature mai usate, la tac fuori uso, l’eccesso di ore straordinarie, e quello dell’assenteismo e del mancato rispetto degli orari che venne rilevato attraverso le telecamere posizionate in punti strategici.