Fonte: Roma
di Antonio Sabbatino
Un’ ipotesi di perdita di introiti del 70%, con le strutture dei luoghi più suggestivi della Campania maggiormente penalizzati. Il vicepresidente nazionale del Sindacato Balneari Italiani, Salvatore Trinchillo (nella foto) titolare di “Varcadoro” a Varcaturo, non nasconde i danni provocati dal Coronavirus, anzitutto economici, ad un settore importante per la nostra regione.
Vicepresidente Trinchillo come si può rimettere in piedi il settore a poche settimane dall’ inizio della stagione estiva?
«Va detto che gli stabilimenti riapriranno soltanto quando arriverà il via libera del Ministero della Salute e dalle varie Regioni. Le nostre proposte prenderanno corpo soltanto quando saranno forniti i giusti parametri. In ogni caso, bisogna essere ottimisti senza dimenticarci della tragedia vissuta dal mondo intero a causa della pandemia. Intanto oggi il Sindacato Italiani Balneari e gli altri operatori del settore incontreranno i componenti della task force della Regione Campania sul Coronavirus per iniziare a parlare della fase 2, quella in cui si progettano le riaperture».
Arriverà anche per voi il 3 maggio, come fatto intendere dal governatore De Luca?
«È la data indicata sì, ed è l’ orizzonte temporale per montare le strutture degli stabilimenti balneari. Attendiamo comunque l’ incontro in Regione di oggi e quello previsto nei prossimi giorni tra i componenti nazionale del Sib e il Ministero della Salute per avere un’ idea più precisa».
È possibile già fare una previsione sull’ estate 2020?
«Essere precisi al momento non si può, ma l’ ipotesi è che ci sia una contrazione del 70% degli introiti se riaprissimo a giugno, come spero e credo avvenga. I mesi di aprile e maggio in una regione come la Campania sono sempre stati accompagnati da grosse presenze di utenti ma oramai sono da considerarsi out. Dunque, guardando al futuro e intravedendo comunque la luce in fondo al tunnel dato che si registrano delle flessioni del contagio da Covid-19, da giugno si dovrebbe riprendere. Se i gestori di lidi e stabilimenti dovessero fare soltanto un ragionamento economico e da imprenditori la maggior parte di questi nel 2020 resterebbe del tutto chiuso.
Ma rappresentando un servizio pubblico le riaperture comunque avverranno».
Tema centrale è ovviamente la garanzia del distanziamento per prevenire i contagi. Ha visto la proposta di installare pannelli di plexiglass? Lei come la giudica?
«È una baggianata clamorosa!
Però, allo stesso tempo, vanno fatti i complimenti a coloro i quali curano l’ aspetto comunicativo di chi ha avanzato la proposta per ché è stata riportata da tutti gli organi di informazione. Dal punto di vista mediatico è stato un successo, ma il contenuto non ha senso».
E allora come comportarsi? Oltre al distanziamento in spiaggia si dovrebbe stare lontani anche in acqua, cosa non proprio semplice.
«Con onestà non ho fatica a dirlo: la soluzione ad oggi ancora non esiste. Si può parlare di cordoncini di due metri per la distanza tra gli ombrelloni ma poi c’ è tutto il resto, le persone in acqua, che vanno in bagno o al bar. Ci dobbiamo pensare bene».
Tornando alle perdite, chi sarà maggiormente penalizzato?
«Probabilmente quelli che lavorano in località come Sorrento, Capri e posti da sempre meta di stranieri i quali hanno una capacità di spesa maggiore. Se sino all’ anno scorso la media su 10, era ad esempio di 7 stranieri e 3 italiani, quest’ anno saranno tutti e 10 italiani con meno disponibilità e il più delle volte ciò produrrà un inevitabile calo degli incassi».