Fonte: Metropolis
di Marco Milano
CAPRI – “In centinaia sono scesi in piazza per protestare contro il turismo di massa”. Il titolo, come hanno fatto notare in tanti tra la piazzetta di Capri e dintorni poteva essere riferito all’isola azzurra, ma in realtà il fatto è accaduto nei giorni scorsi alle Canarie. “Siamo arrivati al punto in cui l’equilibrio tra l’uso delle risorse e il benessere della popolazione si è rotto”, questo quanto detto a gran voce dai manifestanti, residenti nell’arcipelago spagnolo. Ma la tematica è di stretta attualità anche sullo scoglio caro all’imperatore Tiberio, e ad onor del vero anche in altre località italiane, che alla pari di Capri sono particolarmente gettonate ma altrettanto ridotte nelle dimensioni. “Un ripensamento dell’industria turistica” è quanto si chiede in Spagna come a Capri, Venezia e la Sardegna, per esempio, se si vuol centrare l’obiettivo di un turismo realmente sostenibile sia dal punto di vista morale che materiale. Una legge speciale per Capri è ciò che ha più volte sollecitato la delegazione dell’isola di Capri dell’Unione Nazionale Consumatori proprio per affrontare con normative ad hoc tutti i “boomerang” dell’overtourism, dalla questione abitativa divenuta emergenza e tra breve vero e proprio dramma, al congestionamento della mobilità interna in alcune fasce orarie. Al centro del dibattito, poi, anche la questione legata ai servizi, ovvero un territorio preso d’assalto ma che, continua a dover fronteggiare con i mezzi limitati di un territorio di qualche migliaio di abitanti, un boom che fa raddoppiare invece tale cifra, dalla sanità ai collegamenti, dal decoro alla sicurezza, è impresa titanica per l’isola azzurra riuscire a mantenere standard qualitativi elevati a fronte di un turismo di massa in costante crescita ma non distribuito e spalmato in modo armonico nel “calendario caprese”, bensì compresso e stipato sino all’inverosimile negli stessi giorni e periodi con le conseguenti e crescenti criticità.