Fonte: Roma
LA PERSONALE Carla Chiusano torna a Capri con un percorso pittorico che omaggia i grandi maestri dell’arte
di OTTAVIA B. BALDOVINETTI
Artista potente e raffinata, Carla Chiusano (nella foto in basso) torna a Capri con una nuova mostra intitolata “Tribute To” (nelle
foto in alto, due opere in mostra), che inaugura domani presso la galleria Liquid Art System, a cura di Ermanno Tedeschi. Un percorso pittorico che attraversa secoli e stili, omaggiando i grandi maestri dell’arte: da Michelangelo a Monet, da Calder a Joan Mitchell, da Mark Rothko a Franz Kline, da Paul Klee a Picasso. In questa intervista Chiusano ci accompagna dentro il suo mondo creativo, raccontando cosa significhi per lei bellezza, emozione e quel leone che popola le sue opere come potente alter ego simbolico. La sua è una mostra dedicata al bello. Lei quindi concorda con la frase di Fëdor Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo” anche in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo? «Assolutamente sì. Credo profondamente che la bellezza non sia qualcosa di superficiale o puramente estetico, ma una forza interiore, quasi spirituale. Il bello ha la capacità di nutrire l’anima, di elevare lo spirito e di offrire uno sguardo più ampio e positivo sulla realtà, anche nei momenti più bui. Quando ci si circonda di bellezza, si alimenta una dimensione interiore che ci spinge verso il bene, verso la speranza. Non è, forse, la soluzione a tutti i problemi, ma è un balsamo potente, una via luminosa che ci può condurre molto vicino a una forma di salvezza, individuale e collettiva». Ogni opera è un omaggio agli artisti che predilige, m, possiamo dire, con grande umiltà? «Con enorme umiltà, sì. Il mio è un gesto di profondo rispetto, un vero e proprio omaggio a coloro che considero dei
maestri. Non c’è in me alcuna intenzione di mettermi sul loro stesso piano: sarebbe impensabile. Un artista è tale, indipendentemente dal giudizio che il tempo o il pubblico può dargli. Quando dipingo ispirandomi a loro, sento di entrare in una sorta di dialogo emotivo e creativo: provo, in parte, le stesse emozioni che immagino abbiano vissuto anche loro nel momento della creazione. Anche solo il gesto del “copiarli” – nel senso più nobile del termine – è per me un modo per riconoscere e rendere onore al loro genio». Ci può spiegare anche la scelta di artisti così diversi fra loro? Tra cui Michelangelo e Rothko. «Tutto parte dal concetto di bellezza. Michelangelo, per me, è l’artista totale, il gigante assoluto. Non potevo non rendergli omaggio. In un certo senso, è come se fosse stato il mio primo maestro, anche se a distanza di secoli: è grazie a lui se ho imparato a dipingere. Ricordo di aver letto un libro meraviglioso sul suo approccio alla pittura, e da
quelle pagine ho tratto un insegnamento fondamentale. Rothko, invece, mi colpisce in un modo completamente diverso. Lo omaggio per la forza della sua bellezza: i suoi colori, le sue forme quadrate sono per me finestre colorate sull’anima. Guardarli mi dà pace, mi fa sognare.
Sono tutti artisti molto diversi tra loro, ma ciascuno, a suo modo, riesce a emozionarmi profondamente. Ed è proprio l’emozione, credo, il filo rosso che li unisce». Lei si immedesima in un leone? Cosa rappresenta per lei questa figura? «Il leone è per me una rappresentazione dell’animo umano: puro, fiero, vitale, bello. Quando ho sentito il bisogno di inserire qualcosa di profondamente mio nelle opere, ho scelto il leone. È il simbolo con cui interpreto la vita. Nei miei lavori, il leone rappresenta l’anima e in particolare, la mia. E il mio modo di raccontarmi in modo silenzioso ma potente». Le sue mostre presso la galleria Liquid Art System di Capri sono testimonianza di uno stretto rapporto con l’isola e la sua magia? «Assolutamente sì. Capri per me ha rappresentato un nuovo inizio, un punto di svolta. E stato il primo luogo in cui mi sono davvero sentita a casa, accolta. L’isola mi ha aperto le braccia e io, da quel momento, ho sentito il bisogno di restituirle qualcosa attraverso la mia arte. Da tre anni, in modi diversi, le rendo omaggio. Alcune mostre come La Dolce Vita e Pianeta Terra, quest’ultima anche come tributo a Diefenbach, sono nate proprio da questo legame profondo con l’isola. Capri è molto più di una
cornice: è un ‘anima viva che continua a ispirarmi». Tre aggettivi per descrivere “Tribute To”? «Divertente, perché è stata la mostra che più mi ha fatto sorridere mentre la realizzavo. Arricchente, perché omaggiare gli artisti che amo mi ha permesso di entrare ancora più in contatto con la loro visione e, in qualche modo, anche con la mia. Stravagante, perché inserire i leoni all’interno delle opere classiche ha creato un contrasto quasi surreale, inaspettato ma proprio per questo potente e personale».


















