Fonte: Roma
CASTELLAMMARE DI STABIA. Alterazioni irreversibili dell’ ecosistema marino e del sistema costiero, danni permanenti dovuti all’ escavazione e all’ asportazione di interi pezzi di roccia frammentata, morte di milioni di organismi e micro-organismi. Sono alcuni dei danni ambientali provocati dai pescatori di frodo di dattere di mare, una banda di sub, intermediari per i ristoratori della Campania: da Castellammare, a Torre Annunziata all’ Area Flegrea, ma anche Liguria e Puglia. Una organizzazione che prevedeva anche la collaborazione di una donna, che si occupava delle vasche di stabulazione dei mitili proibiti. Tra questi frutti di mare, anche le vongole pescate alla foce dell’ inquinatissimo fiume Sarno.
La Guardia Costiera e la Capitaneria di Porto hanno eseguito ieri unordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della Procura oplontina, con l’ arresto di 18 persone, sette delle quali finite in carcere mentre altre undici sono state poste ai domiciliari. I datterai sono personaggi ormai noti: gli stessi che hanno distrutto i fondali della Penisola Sorrentina e di Capri, più volte arrestati. Ma, questa volta, per loro la situazione è molto peggio. È stato calcolato che il danno provocato all’ ambiente è nell’ ordine di 3mila euro per ogni metro quadrato devastato. E, negli anni, – è tutto documentato – i soggetti arrestati ieri hanno distrutto oltre 6 km di costa. Hanno distrutto rocce e scogli e frantumato le basi della costa con artelli a doppia punta. Le accuse per loro sono di disastro ambientale, ricettazione ed associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati relativi alla pesca illegale dei datteri di mare. Altre accuse sono danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat in un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive. Stando alle indagini, la banda avrebbe operato dal luglio del 2016 tra Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento, Massa Lubrense.
L’ ecosistema danneggiato si era formato in 150 milioni di anni. Il disastro ambientale è considerato aggravato perché prodotto all’ interno dell’ Area marina protetta di Punta Campanella e della Zona tutela biologica del Banco di Santa Croce e per i danni dell’ habitat di scogliera della Penisola Sorrenti- munitario. na, incluso tra quelli d’ interesse