Fonte: Metropolis
di Marco Milano
Ad Anacapri si punta al titolo di meta regina di archeologi e appassionati di storia, arte e ricerca. La parte alta dell’isola azzurra rilancia la propria vocazione di località di alto spessore culturale con l’iniziativa Una carta archeologica per l’isola di Capri. Ad Anacapri, infatti, riprende il progetto dal nome Masgaba con l’attività di rilevamento a Villa Gradola. Una bella ripartenza in questi giorni sull’isola azzurra è, dunque, anche quella rappresentata dal progetto Masgaba. Una carta archeologica per l’isola di Capri, per il quale il comune di Anacapri ha siglato nel 2019 un protocollo d’intesa con la Sovrintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Napoli e il CNR/Ispc. Dopo il lavoro di ricerca archivistica e bibliografica dello scorso anno è iniziata la missione di rilevamento sul territorio. Punto di partenza della missione è stato il sito della villa di Gradola. Le attività di rilevamento sono state coordinate dal CNR/Ispc di Roma e dirette dalla SABAP, con la collaborazione degli archeologi dell’associazione culturale Apragopolis. A supportare attivamente gli archeologi anche alcuni dei destinatari delle borse lavoro del comune di Anacapri. Scavata nell’Ottocento dal colonnello americano Mac Kowen, che vi rinvenne molti reperti, alcuni dei quali murati nelle pareti della Casa Rossa, la villa di Gradola è stata sottoposta a vincolo negli anni Cinquanta, poi oggetto di una prima campagna di scavo negli anni Ottanta e di una seconda nel 1998 che ha interessato oltre la villa anche la sottostante Grotta Azzurra con il coinvolgimento di un’unità di speleologi. La valorizzazione del patrimonio archeologico e storico paesaggistico è tra le priorità dell’amministrazione comunale anacaprese che sta lavorando alacremente all’apertura della rinnovata sezione archeologica del museo Casa Rossa, con un allestimento multimediale all’avanguardia, sotto la direzione scientifica della Sovrintendenza, proprietaria dell’edificio e dei beni archeologici che sono conservati. Nel corso della stagione culturale anacaprese, inoltre, ci saranno altri progetti mirati alla promozione sia del patrimonio archeologico che di quello artistico, che andranno ad affiancarsi ai consueti appuntamenti con la musica classica e il teatro, tradizione ormai consolidata del comune alto dell’isola azzurra. Obiettivo dell’amministrazione comunale, come ribadito e dimostrato con attività concrete e quotidiane, è quello di fare di Anacapri il punto di approdo di turisti estimatori dell’archeologia, dell’arte e della cultura, oltre che delle straordinarie bellezze naturalistiche del territorio. Ed in questo senso sempre ne l l’amb ito de l le iniziative culturali promosse ad Anacapri si conclude oggi una settimana speciale dedicata a Joseph Beuys nell’anno del centenario dalla sua nascita. Il comune di Anacapri in collaborazione con Artecinema, il Goethe-Institut di Napoli e la Reggia di Caserta, con il matronato del Museo Madre, ha voluto così celebrare l’artista ospite a Villa Orlandi negli anni Settanta dedicandogli una rassegna di documentari curata da Laura Trisorio e realizzata in collaborazione con il Goethe-Institut e l’Associazione Trisorio. La rassegna fruibile gratuitamente sulla piattaforma online.artecinema. com attraverso inedite fonti audio e video e materiali d’archivio ha così permesso di ricostruire la vita di Joseph Beuys tra arte, insegnamento e politica. A prendere parte all’iniziativa anche gli studenti dell’Istituto Axel Munthe di Anacapri, l’unico istituto di scuole superiori dell’isola azzurra, con gli studenti del liceo classico, liceo scientifico, il professionale alberghiero, il commerciale e i corsi serali che nell’Auditorium Enrico Lucca della cittadella scolastica isolana hanno così potuto visionare le pellicole previste dalla manifestazione. In programma Beuys di Andres Veiel, Beuys and Beuys di Peter Schiering, Joseph Beuys: I Like America and America Likes Me di Helmut Wietz, Joseph Beuys, Transformer di John Halpern. Infine l’italiano La rivoluzione siamo noi di Ilaria Freccia, un film che descrive il periodo in cui l’Italia è stata il centro dell’avanguardia internazionale. Tra il 1967 e il 1977 si legge nella presentazione del film – l’arte italiana vive un momento di gloria sulla scena artistica internazionale e diventa espressione del cambiamento sociale e politico. Galleristi e critici italiani aprono le porte agli artisti internazionali più audaci , come Joseph Beuys, Herman Nitsch o Marina Abramovi, che trovano in Italia la possibilità di sperimentare liberamente linguaggi visionari e innovativi.


















