Fonte: Il Mattino
di Ernesto Mazzetti
Lo spettacolo ha repliche costanti, nelle domeniche e nei festivi. Coinvolge masse imponenti, multicolori, multietniche, uomini, donne bambini.
Un unico corpo compatto, che lentamente procede. Da un lato lo contiene un alta muraglia; dal lato opposto non ha protezione dal vuoto lambito dal mare due metri più sotto. Siamo sul molo del porto di Capri, dove a conclusione della loro faticosa giornata turistica i visitatori dei dì di festa s’ affollano verso le passerelle degli aliscafi che li ricondurranno in terraferma, verso case vicine o lontane.
Volti affaticati, bambini inquieti. Espressioni intimorite tra i più anziani, sospinti pericolosamente sul bordo della banchina. Tra le comitive asiatiche percepisci sguardi perplessi: capisci che nell’ intimo s’ interrogano se sia proprio questa l’ isola del mito, il piccolo paradiso nel mar d’ Italia che le ha motivate ad un così lungo viaggio. Dovrebbero sapere che quando esplode l’ estate nel golfo napoletano, tutti, forestieri e locali, ambiscono a godere dell’ isola mirabile. E poderose flotte di vario tonnellaggio e capacità di trasporto di persone ed automezzi sono pronte a secondare con ritmo ininterrotto e velocità ora maggiore, ora minore questa così rilevante domanda. Dalle 7 del mattino fino alle 14, da ogni porto del golfo partenopeo (Beverello, Porta di Massa, Sorrento, Piano di Sorrento, Castellammare, Ischia, Torre del Greco) muovono 30 aliscafi e 10 navi traghetto. Da Positano, Salerno e Amalfi un’ altra decina di aliscafi. Non sempre capita che facciano il pieno di passeggeri; ma solitamente lo fanno nei festivi. Ed allora arrivano in ventimila e più. C’ è chi si ferma per soggiornare a lungo. Ma la massa è composta dai turisti mordi e fuggi.
Arrivano frazionati nell’ arco dell’ intera mattinata; ed aspirando a permanere nell’ isola il più possibile, al ritorno privilegiano partenze nel tardo pomeriggio e a sera. Con ingorghi talvolta allarmanti; biglietti esauriti; necessità di predisporre corse d’ emergenza concordate tra Capitaneria ed armatori.
È accaduto questo fine settimana. Non è una novità. Probabile che accadrà ancora. C’ è chi ne trae vantaggio. Certamente gli armatori di questa flotta di aliscafi, traghetti ed altri battelli. Certamente le agenzie di viaggio organizzatrici delle comitive alle quali offrono una giornata caprese comprensiva di viaggio, visita a qualche sito rinomato, occhiata in Piazzetta, e rapido pasto. Certamente le imprese di trasporto, armatrici delle flotte terrestri di pulmini, ogni anno accresciuti nel numero e nelle dimensioni per imbarcare più passeggeri, che intasano la ridotta rete stradale isolana specie nella tratta Porto-Anacapri. Certamente ne lucrano bar, pizzerie, negozi di souvenir lungo l’ arco della Marina Grande e in altri angoli dell’ isola. Lavoro tanto, introiti cospicui. Ma a fronte di questi benefici, sono inevitabili i costi. Se ne preoccupano amministratori isolani e rappresentanti degli albergatori. Anche la gran parte degli isolani e tutti gli amanti dell’ isola da più o meno lunga data. Capiscono che quando il turismo va in overdose, soprattutto proprio quel tipo di turismo che non da oggi è definito mordi e fuggi, l’ organismo Capri declina. La sua immagine sfiorisce. S’ offusca un’ identità creata dalla storia, dalla letteratura, dall’ arte. Ed anche dalla stravaganza di tanti, belli e dannati, ricchi e famosi, che hanno contribuito al mito che oggi attira le folle. Ancor oggi; ma domani chissà.
Il fatto è che Capri – ma il discorso non riguarda solo questa località, bensì tante altre i cui pregi di paesaggio e rinomanza antica costituiscono attrattive potenti, nell’ intera Campania, od anche nella sola città di Napoli (si pensi a Marechiaro) – sono organismi estremamente delicati. Da gestire con cura. Si intende difenderne le peculiarità attraverso giusti vincoli alle edificazioni incontrollate, con sanzioni severe quando si riesce ad irrogarle. Ma occorre difenderle anche maneggiando con sagacia il rubinetto degli afflussi.
Se lo si lascia troppo aperto si provocano allagamenti. Perniciosi per luoghi così sensibili, non meno di quanto lo siano le edificazioni abusive. In entrambi i casi, afflussi incontrollati e costruzioni deturpanti, vengono arrecati danni al bene più prezioso di luoghi mirabili: l’ identità. Ch’ è fatta non solo di paesaggio, ma anche di amenità, qualità di vita.
La Regione che oltre ad aver tra i suoi compiti la salvaguardia urbanistica ha anche oneri di regolamentazione delle comunicazioni marittime dovrebbe mostrar maggior sagacia nel regolare il rubinetto degli afflussi alle isole, specie a Capri.
Credo che nessuno, anche volendolo, potrebbe ancor oggi invocare soluzioni tipo numero chiuso. Ma una più intelligente programmazione di orari di partenze e ritorni la riterrei il minimo indispensabile.


















