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Scoperte archeologiche: San Costanzo nell’antica struttura di monastero

di Redazione
31 Maggio 2020
in Arte
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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: ilgolfo24.it

E’ stata un’amena e recente passeggiata primaverile con mio figlio (6) Giovanni Paolo lungo la selva di castagni e felci a portarmi ai piedi di un caratteristico pianoro cui sono acceduto poi anche grazie all’indicazione gentile di un caro mio ex alunno Ciro Cenatiempo: bella sorpresa nel poter vedere e fotografare da vicino l’antico monastero dedicato a San Costanzo su un ampio e fecondo pianoro con stupenda vista non solo sul versante meridionale dell’isola d’Ischia, ma anche della Penisola sorrentina e dell’isola di Capri, ove ogni anno il 14 maggio (morte di S. Costanzo) si festeggia il Santo Patrono Vescovo guerriero Protettore delle coste dalle invasioni dei pirati musulmani. San Costanzo era Vescovo d’Oriente e arrivò in Italia nel VII sec. d. C. per continuare la sua opera di evangelizzazione nel Mediterraneo e combattere contro la dottrina eretica ariana, che limitava in Cristo solo la natura umana e non anche quella divina (come fa oggi la falsa spa commerciale dei Tdg di Brooklyn fondata nel secolo scorso dal protestante divorziato Russell, condannato per tradimenti e violenze alla moglie). In seguito a un naufragio sbarcò sull’isola di Capri insieme a suoi discepoli: infatti una terribile tempesta aveva distrutto la sua imbarcazione mentre stava facendo ritorno a Costantinopoli. A Marina Grande sul porto di Capri vi è la Chiesa a lui dedicata col simulacro d’argento, chiamata poi anche di ‘Maria Santissima della Libera’ ed è stata Cattedrale della diocesi caprese dal 987 al 1560, spostata poi nella Chiesa di S. Stefano su in Piazzetta sino al 1818 con la soppressione della diocesi di Capri passata sotto l’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia. Nella sentitissima settimana di onoranze il borgo marinaro si collega alla Chiesa della rinomata Piazzetta. Intanto nel sermone ‘Sermo De trànsitu S. Costantii’ documento stilato nel 1137 e custodito nel ‘Centro Documentale di Capri’ si racconta che l’isola fu attaccata dal corsaro musulmano Boalim (che aveva già messo a ferro e fuoco Amalfi, Positano, Minori, l’isola dei Galli e tentato un’incursione a Ischia), ma una violenta tempesta scagliò le navi di Boalim in Lucania, allontanandole definitivamente da Capri. SI RACCONTA ancora che proprio il 14 maggio del 991 gli abitanti dell’isola d’Ischia ‘Insula Major’ si erano recati in pellegrinaggio -tra galee e vascelli che garantivano una sicura traversata contro eventuali incursioni saracene- a venerare la tomba con le reliquie di San Costanzo a Capri, ma durante il viaggio si era purtroppo verificata una scena poco edificante: una fanciulla aveva resistito strenuamente all’ardore di un giovane che voleva violentarla e per ringraziamento al Santo la vittoriosa fanciulla assieme ai genitori consacrarono a S. Costanzo a Ischia una cappella che arricchirono di doni: -‘ templum in Majore insula cum parentibus suis, confessori sancto construxit donaque plurima otulit super terra monasterii nostri sancti costantii’- (= Costruì al Santo Confessore un tempio nell’Isola Maggiore con i suoi genitori e arricchì di molti doni sopra la terra del monastero del nostro san costanzo). L’unico ricordo rimasto è solo il nome del Santo rimasto nella toponomastica di un documento del 1036, perché nel settembre del 1989 volume ‘Ischia altomedioevale 1991’a pag. 169- l’insigne storico e archeologo Sacerdote Don Pietro Monti (accompagnato dal nipote Don Filippo Caputo e da Luigi Fermo) si recò nell’area sulla collina di San Costanzo a Barano d’Ischia scoprendo e fotografando ruderi e le antiche strutture murarie pressoché integre sulla radura sopraelevata del monastero di San Costanzo (terminante a est con l’abside esistente, ora forse insidiata dalla crescita adiacente di un albero di noce) con vari locali, celle e cisterne scavate nel tufo e ampi cellai sottostanti con finestre d’osservazione sul mare, assieme a una torre quadrangolare d’avvistamento e difesa: un importante patrimonio di cui ci occupammo con i miei cari e bravi Alunni nella ‘Ricerca culturale’ sulle frazioni del territorio comunale nella primavera del 1996 e mie foto al casolare S. Costanzo col teleobiettivo dalla Guardiola (costruzione in mattoni di recente crollata), nell’ultima guerra postazione bellica tedesca con strada militare dalla ‘Funnina’ assieme a quella del M. Cotto. Sotto l’imperversare dei temibili sbarchi dei predoni musulmani gli abitanti della fertile area dovettero indietreggiare oltre la collina del Buttavento lungo la sorgente di Nitrodi a Buonopane e dal luogo di provenienza si chiamarono ‘di Costanzo’, peraltro saldi combattenti nella ‘N Drezzata’. Grazie, Don Pietro Monti!

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