di Luigi Lembo
Forse pochi ricordano che l’antesignano dei periodici a distribuzione gratuita a Capri si chiamava Laocoon ed era scritto a mano corredato da illustrazioni acquerellate. Veniva distribuito gratuitamente nel Caffè Hiddigeigei e conteneva aforismi, massime filosofiche e commenti sulla vita dell’Isola e dei suoi personaggi. Chi era questo primo editore caprese? Non ci crederete ma era August Weber! Weber nacque nella lontana Baviera da una agiata famiglia di Monaco; dopo un infanzia al Politecnico locale studiando architettura passò all’accademia delle Belle Arti dedicandosi alla pittura. Un giorno notò in un negozio diverse foto di località italiane; una di queste in particolare lo colpì, raffigurante una spiaggia sovrastata da montagne, ma mancava l’indicazione di quale luogo fosse. Finito gli studi e, dopo la morte del padre , si aprì un negozietto di pittura con annessa abitazione insieme alla madre e al fratello minore. Le vendite però non andavano bene e così che, scoraggiato, con i pochi soldi dati dalla madre, nell’inverno del 1879, partì verso l’Italia. Si recò prima a Roma poi, nell’estate del 1880 a Napoli dove visse in una capanna di paglia tra i vigneti di Posillipo. Nel corso del suo soggiorno napoletano, dopo aver acquistato una barca a remi decise si andare all’esplorazione del Golfo. Dopo aver vagato per due giorni giunse a Capri e qui fu accolto male dalle guardie locali che individuarono in questo personaggio trasandato e dalla lunga barba incolta un evaso arrestandolo senza ragione. Chiarito l’equivoco (grazie anche all’intervento di Mackoven che aveva osservato la scena dalla sua casa di Marina Grande) Weber riprese il suo tour dell’Isola arrivano fino a Marina Piccola e qui lo stupore di riconoscere i luoghi di quella foto ammirata tanto tempo prima. Sbarcato, fu ospitato in un primo tempo dalla famiglia Spataro per poi trasferirsi in una piccola grotta ai piedi del Monte Castiglione. Cominciò così il rapporto stretto tra Weber e Capri, un rapporto tra sogno, ideale e filosofia; quest’ultima espressa in tante scritte spesso riportate su mattonelle che lui amava piazzare un po’ dovunque in ogni angolo dell’Isola. Alcune di queste massime sono rimaste ancora oggi collocate su qualche muro ma molte restano nei detti popolari quasi ad identificare alcuni aspetti della capresità e del loro rapporto con gli ospiti turisti. “Canzoni-Maccheroni-Faraglioni” era forse la sua massima filosofica che meglio riassumeva il mito di Capri; ma anche, con rime azzeccate, frasi che riassumevano il senso della vita a Capri dell’epoca: ”Fra riso e canto – sospiro e pianto – fra esequie e zite (matrimoni)– passa la vita” . Non mancavano moniti a quei momenti di avversità che hanno sorretto i capresi soprattutto nei periodi bellici: “Badate – oggi patate – domani… no” Un giorno visto che la sua filosofia non trovava discepoli, protestò a modo suo con l’invettiva “non porterò più scarpe di cuoio – finchè muoio” e così si mise a calzare pantofole di stoffa con sopra ricamati i suoi detti uno per piede… Augusto Weber morì buscandosi una polmonite durante una delle bufere capresi, per non venire meno alla sua missione di illuminazione dei suoi contemporanei isolani, sospendendo la pubblicazione del suo foglietto. Egli salì in paese con un diluvio di pioggia sulle spalle, attaccò il Laocoon alla stecca dei giornali e se ne uscì per sempre, fra fulmini, saette e scorsci di pioggia.