Antonino Pane. Il bilancio più ricco di sempre: il porto turistico di Capri nell’anno del passaggio di tutte le azioni della spa al Comune fa segnare un incremento di fatturato del 10 per cento rispetto all’anno scorso. Lo strumento finanziario è stato approvato dal Consiglio comunale con i voti della maggioranza e la netta opposizione del gruppo di minoranza Avanti Capri. Il passaggio delle quote da Invitalia al Comune di Capri è avvenuto nonostante il ricorso pendente davanti al Tar del Lazio per l’opposizione della Navigazione Libera del Golfo, la compagnia che ha vinto la gara per l’acquisizione del 49 per cento della società per azioni PortoTuristico di Capri.Invitalia, però, ha dovuto cedere l’intero pacchetto azionario al Comune di Capri perché l’ente pubblico che già deteneva il 51 per cento delle azioni ha esercitato il diritto di prelazione previsto dal bando di gara. Stando ai dati forniti dal Comune, il bilancio consuntivo del 2015 sfiora i 6 milioni di euro, un record per il porto turistico di Marina Grande. Tutti i dati relativi al numero dei transiti e a quelli dei servizi aggiuntivi all’interno del molo confermano che la stagione 2015 sarà ricordata perché gli utili societari sono aumentati del 20 per cento arrivando ad una cifra che ha di poco superato l’1,3 milioni di euro.Il consiglio comunale ha anche approvato il piano di gestione annuale della società con investimenti – recita una nota del Comune – che vanno in particolare nel segno della sostenibilità ambientale, nonché la distribuzione degli utili societari a favore del Comune nella misura di 2 milioni di euro. Una cifra con cui l’Ente pubblico intende finanziare una serie di interventi per il recupero e la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico tra cui l’ex mercatino comunale. Ed è su questi intenti che si è sviluppata la dura opposizione di Avanti Capri.Il capogruppo Marino Lembo ha più volte sottolineato che essendo la società interamente del Comune non può sottrarsi agli obblighi di legge previsto dagli enti pubblici. Lembo sostiene che gli utili vadano reinvestiti all’interno della struttura perché non ci può essere un travaso di fondi tra spa Porto Turistico e Comune. E poi, aggiunge Lembo, con gli utili al limite devono servire permettere in sicurezza via Krupp e riaprila subito al pubblico. Il dibattito comunque in queste ore anima la politica a Capri e riguarda anche l’investimento fatto dal Comune per l’acquisizione del 49 per cento del pacchetto azionario. È sicuramente stato un buon investimento? Per l’amministrazione comunale certamente si. L’obiettivo è sempre stato dichiarato: evitare l’ingresso di privati nella più grande società a partecipazione pubblica dell’isola. Un risultato costato troppo secondo le opposizioni che, ora temono anche gli esiti del ricorso attivato presso la Corte di giustizia europea; un ricorso che, qualora dovesse essere accolto, sancirebbe la fine delle concessioni pubbliche al 2017 anziché al 2020 come prevedono le attuali disposizioni. Se così dovesse essere per soli due anni di gestione dell’attuale concessione la cifra spesa dal comune sarebbe non congrua rispetto alle aspettative. Vero è comunque che difficilmente le concessioni passeranno di mano; bisognerà comunque confrontarsi con il mercato ed essere pronti a sborsare altri milioni di euro per garantirsi il rinnovo. Questo, comunque, a prescindere dal ricorso in atto – secondo l’opposizione – avverrà a partire dal 2020 e già per questa data la cifra pagata (5 milioni e 40 mila euro) è sembrata eccessiva per assicurarsi la quota di minoranza del 49 per cento. Insomma in attesa del Tar Lazio e in attesa di sapere quando scadranno concessioni, il dibattito sul porto turistico di Capri continua ad animare la politica caprese.

















