di Luigi Lembo
L’emergenza covid ha fatto si che molte feste popolari nello scorso anno non si siano svolte o organizzate; nonostante ciò a Ruviano, un piccolo paese di 1600 anime in provincia di Caserta, anche se in forma ridotta, l’11 novembre scorso si è tenuta comunque una festa che solitamente attira molti curiosi per il tema quanto meno insolito dell’evento.
Parliamo della cosiddetta “festa dei Cornuti” una manifestazione che nacque qualche anno fa quando alcuni amici, riuniti per festeggiare la ricorrenza di San Martino, dopo una cena a base di carne di montone e fiumi vino, decisero di sfidarsi a vicenda, uscendo per le vie del paese con lumini accesi e trofei di corna e schernendosi tra loro. L’evento diventò un appuntamento fisso tant’è che per l’attenzione che ancor oggi suscita e per garantirle la regolarità, la Regione Campania la finanzia come significativa manifestazione culturale.
Va detto comunque che la festa aveva anche uno specifico riferimento storico legato all’industria casearia di quell’area e in particolare per le periodiche fiere del bestiame che anche oggi lì si tengono. Succedeva infatti che proprio in queste occasioni gli uomini partecipavano lasciando le mogli a casa; durante i giorni di fiera il vino scorreva a fiumi e di conseguenza i comportamenti licenziosi diventavano più frequenti. Dunque cornute sarebbero state le donne in attesa del ritorno dei mariti o anche questi ultimi, impossibilitati a tenere d’occhio le consorti e quindi traditi “a causa delle corna delle bestie”. C’è anche chi ritiene poi che la festa dei cornuti sarebbe da ricollegare ai riti pagani del capodanno celtico, che si concludeva proprio a ridosso dell’11 novembre e che prevedeva celebrazioni senza freni e promiscue; di sicuro si tratta di un’occasione per prendersi in giro e lenire una colpa pur grave fatta da lui o da lei.
Detto questo, vi chiederete voi, cosa c’entra Capri? Ebbene pochi ricordano che l’undici di novembre anche qui a Capri, fino agli anni trenta, si celebrava la festa dei cornuti. La festa anche qui sull’Isola aveva radici antiche e probabilmente si ispirava a riti pagani che trovavano radici nei baccanali e nei riti dionisiaci. In quella data tutti i mariti che avevano la certezza di essere cornuti si riunivano, e tra balli, canti e ricche bevute di vino, andavano sotto i balconi delle consorti, sbeffeggiandole per la loro infedeltà. I mariti traditi abbellivano la loro fronte con corna di varie dimensioni, tipo e colore. I più ricchi avevano corna dipinte d’oro, i borghesi corna rosse e i contadini e i pescatori corna al naturale. Nelle taverne e osterie dell’Isola si serviva il piatto tipico della festa che era una comunissima pasta al burro, uno dei primi piatti più veloci da portare in tavola, che porta via poco tempo ma soprattutto pochissima fatica.
Va detto che anche la scelta di questo piatto aveva una motivazione: tutto parte dal fatto, che anni fa, la donna non essendo emancipata come oggi, aveva pochi obblighi e doveri, ovvero rassettare e pulire casa, fare la spesa e cucinare per il marito e la famiglia. Capirete bene, quindi, che quando un uomo vedeva nel proprio piatto un po’ di pasta scaldata insaporita con del semplicissimo burro, iniziava ad insospettirsi e a domandarsi cosa avesse impedito alla moglie di preparare un piatto più elaborato e ricco d’ingredienti. L’unica risposta plausibile a quei tempi era il tradimento, per cui una donna impegnata in un intrattenimento amoroso extraconiugale non aveva il tempo necessario per dedicarsi alla spesa e alla cucina, così per rimediare portava in tavola un piatto di pasta semplice, povero e veloce, candidando così automaticamente il marito a concorrere per il titolo di cornuto.
Lo scrittore russo Leonid Andreev, che soggiornò a Capri ospite di Gorkij, fu molto divertito e colpito da questa festa: riteneva infatti gli isolani un popolo molto civile e autoironico, dove i mariti traditi preferivano essere “cornuti e contenti” piuttosto come nel resto del Sud, violenti e vendicativi. Così nel 1915 scrisse una novella: “I cornuti” che narra le vicende della frivola Rosina e del povero Tapie, un ricco e stimato caprese. La festa dei Cornuti fu festeggiata a Capri fino all’avvento del Fascismo che la proibì ritenendola poco dignitosa per il guerriero e virile uomo italico.