di Luigi Lembo
La storia di Capri è costellata di personaggi insoliti, talvolta bizzarri, noti alla storia e alla cronaca per i loro vezzi e leziosaggini. Tra i tanti merita un dovuto ricordo la Contessa Alice Ravà, un personaggio sicuramente originale tra nobili veri e presunti tali che frequentavano la nostra Isola. Alice Ravà visse buona parte della sua vita tra Smirne, abitando a pochi passi dal Kadifekale, meglio conosciuto come il “castello di velluto”, costruito durante l’epoca di Alessandro Magno, e Parigi di cui amava i fasti e l’opulenza retaggio della Belle Epoque della Ville Lumiere. Dopo l’esperienza Parigina decise di trasferirsi a Roma, città che però non apprezzava particolarmente. Lei amava vivere a Capri, Isola che raggiungeva solo in idrovolante, facendosi accompagnare spesso dall’amico Zimmermann che l’accoglieva sul lungomare di Posillipo per portarla per i cieli fino a Marina Grande. Donna Alice, come tutti la chiamavano, era ancora una bellissima gentildonna malgrado i suoi già superati ottanta anni. Molto ricca, era la proprietaria di una delle più belle ville di Capri, “La Roccia”, dominante il mare dall’altura del monte Castiglione. Durante l’estate soggiornava a “La Roccia”, ma d’inverno preferiva stare all’Hotel Quisisana col suo cameriere personale per i tre o quattro mesi nonostante che l’albergo fosse chiuso, i proprietari dell’hotel, tenevano aperta per lei un’ala dell’albergo e lì donna Alice passava l’inverno contornata dai molti amici che si alternavano ad andare a trovarla per l’ora del tè. Pur non muovendosi spesso dalla sua residenza, quando lo faceva si faceva trasportare da una insolita portantina portata a braccia da quattro robusti ragazzi capresi. Di questo insolito trasporto che attirava la curiosità di molti si racconta che un giorno ebbe un imbarazzante incidente: mentre saliva da Marina Grande in portantina la pur attempata Contessa volle allungar la mano palpeggiando le parti intime di uno dei ragazzi che portavano l’isolita lettiga. In conseguenza di ciò, imbarazzato, il giovane mollò la portantina facendo cadere lungo la strada la nobildonna e gli altri portatori. Donna Alice, un po’ ammaccata, non si perse d’animo: ordinò al giovane i far aggiustare la portantina che nel frattempo si era rotta e si fece trasportare a spalla, a cavalcioni dei giovani rimasti, fino alla propria abitazione al Castiglione. Un’ulteriore riprova che l’Isola dell’amore trasmette sempre e comunque la sua influenza ad ogni età e ad ogni suo ospite…