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Peppino e i Beatles, la magica tournée del re di Capri

di Redazione
29 Ottobre 2020
in Spettacoli
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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: Metropolis

di Tonino Scala

Il 24 giugno 1965 a Milano, a suonare al Velodromo Vigorelli, ci sono i Beatles. Sì, i giovani di Liverpool che stanno conquistando il mondo arrivarono in Italia. Il costo dei biglietti per le due esibizioni giornaliere è da 750 a 3.000 lire, quando un giornale costa 50 lire, un caffè 60 e per comprare un disco a 33 giri ne occorrono 1.800. Temperatura oltre i 35 gradi, due presentatori Rossella Como e Lucio Flauto, diversi gruppi supporters. Fu un azzardo incredibile non ci fu il tutto esaurito, ma si fece la storia della musica nel Bel Paese. Tutto grazie al fiuto di Leo Wachter, un impresario ebreo polacco, profugo, antifascista, partigiano, organizzatore di un’infinità di eventi benefici e concerti tra cui Who, Jimi Hendrix, Rolling Stones ed altri, e inventore del teatro Ciak a Milano. Si trattava di un mini tour italiano che avrebbe visto altre due date a Genova il 26 e a Roma il 27. La Beatles mania in Italia non era ancora scoppiata e quelli saranno gli unici concerti italiani del più importante complesso della storia della musica pop. John, Paul, George e Ringo suonarono davanti a 7mila persone nel live pomeridiano del Vigorelli, che aveva 22mila posti a sedere, e arrivarono a 20mila la sera. Tra i supporters che, come consuetudine, aprono i concerti dei big, c’era un giovane caprese. Il suo nome era Giuseppe Faiella, in arte Peppino Di Capri. Giovane lo era, ma anche famoso. Nel 1960 l’anno delle Olimpiadi di Roma, Peppino di Capri e i Rockers, il suo gruppo, si esibiscono anche al mitico Ballo dei Re a Napoli, nel palazzo Serra di Cassano. Un evento che li consacrò nel jet-set non solo napoletano. Nel 1962 Peppino di Capri aveva lanciato il fenomeno del twist in Italia grazie alla sua interpretazione del brano Let’s Twist Again inciso alcuni mesi prima negli Stati Uniti da Chubby Checker. Nello stesso anno riscosse altri successi con Don’t play that song e St. Tropez twist, nonché con Speedy Gonzales, versione italiana di brano di Pat Boone, arrivò in prima posizione per due settimane. Era il re del twist italiano. Nel 1963 partecipò e vinse la seconda edizione del Cantagiro davanti a Little Tony, Celentano e Gino Paoli con la canzone Non ti credo. Negli anni ’60 la Beatles Mania imperversava sul globo intero. America ed Inghilterra stravedevano per i Fab Four. Tanti i supporters che si esibirono prima, dalle Ombre a Fausto Leali, fino ad arrivare a Peppino Di Capri, i Rockets ed i Novelty. La RAI scelse volontariamente di non riprendere nessuna esibizione, spiegandone le motivazioni: i Beatles sarebbero stati una meteora e che non sarebbero durati più di sei mesi. Peppino invece, dopo aver suonato per 20-25 minuti, fu l’ultimo dei supporters prima dei Beatles, registrò in 16 mm il concerto. Resteranno le uniche immagini di quell’evento leggendario. In Italia, i Beatles e Peppino di Capri venivano distribuiti dalla stessa casa discografica, la Carisch. Nei loro uffici circolavano i provini dei quattro giovani di Livelpool e fu proprio il cantante napoletano a spingere la Carisch a pubblicarli. Erano primi in classifica in tutto il mondo, meno che in Italia. Peppino di Capri era l’artista di punta della casa, quindi chiesero a lui un parere. Il suo 45 giri Roberta, era stato primo in classifica per settimana l’anno prima. Nel tour italiano ormai leggenda, Peppino di Capri riuscì a cantare senza problemi, di solito in attesa della vedette non fanno suonare, invece il pubblico ebbe il massimo rispetto. Cantò cover in inglese con grande sfacciataggine. Il pubblico era molto educato e non come si vede nei classici filmati dei Beatles con le ragazzine isteriche. Fu una cosa più pacata, le adolescenti urlanti si contavano. Peppino di Capri fece tutto il tour con loro. Viaggiò sullo stesso aereo, pe rno t tò ne l lo stesso albergo a Roma, lui in una suite, loro occupavano un intero piano. Avevano delle bodyguard che tenevano lontani. Mai una pacca sulla spalla. Solo l’ultimo giorno, il loro impresario, lo fece avvicinare per una foto. I due live di Roma, pur essendo storia della musica pop, furono un flop. Il concerto pomeridiano all’Adriano andò quasi deserto. Forse il prezzo era troppo alto, solo le prime file erano piene, oltretutto di amici artisti entrati gratis. Il grande successo mondiale sfiorò poco l’Italia. La Beatles mania arrivò, invece, più avanti soprattutto nella moda, nella vendita di chitarre, tutti compravano il basso Hofner di McCartney, e nell’ambito del pop italiano nel dare una smossa, una sferzata al mondo e alla musica che cambiava.

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