Capri. L’ isola va sempre più trasformandosi e la giustizia punta sempre più il mirino su episodi di illegalità che ormai sono all’ ordine del giorno. Capri è stata per antonomasia l’ isola della trasgressione e della libertà, una trasgressione però che si potevano permettere, nelle loro lussuose residenze, persone che poi sono entrate nel mito. Come Fersen che si suicidò addirittura sciogliendo un grammo di cocaina in una coppa di champagne, come Peggy Guggenheim con le sue stravaganze e l’ inquieta marchesa Luisa Casati. Oggi Capri sta vivendo una mutazione antropologica che coinvolge anche i suoi abitanti: tanto che addirittura una casetta di Anacapri, non lontano dalla Migliera, il belvedere decantato da Moravia nel suo «1934» scritto quando viveva sull’ isola, era diventata una piccola centrale dello smistamento di droga. La proprietaria, un’ anacaprese 54enne, A.C., ora agli arresti domiciliari, è stata accusata dai carabinieri di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti insieme a un giovane napoletano, S.M., 24 anni, ritenuto dai militari vicino agli ambienti criminali del centro storico noti come la «paranza dei bambini».
Agli arresti domiciliari è rimasta la donna anacaprese e a Poggioreale resta detenuto il 24enne napoletano, da ieri in compagnia del trentenne di Scafati. I due hanno molte cose in comune, ma soprattutto il fatto di essere lavoratori pendolari: persone assunte da imprenditori capresi che hanno approfittato di questo per svolgere il loro «secondo lavoro», e quindi andare e venire dalla terraferma senza destare sospetti. Nessun controllo neanche da parte dei datori di lavoro, che si sono fidati e li hanno assunti senza neanche accorgersi dei loro precedenti penali.
a.m.b.


















