Da Il Corriere della Sera
Emilia Costantini
«Il mio sogno?
Scendere in politica: mi piacerebbe essere la ministra della cultura di Israele o rappresentare Israele alle Nazioni Unite.
Oggi mi sembra impossibile, dato il terribile clima politico che si vive nel mio Paese, ma sono un’ attivista e credo nel cambiamento. Un cambiamento arriverà». Non sembrano le parole di una cantante, eppure è proprio l’ israeliana Noa (all’ anagrafe Achinoam Nini) a pronunciarle a giusto titolo: oggi riceverà il premio «Pellegrino di pace» ad Assisi, per il suo impegno in Medio Oriente e per il messaggio pacifista che veicola attraverso la sua musica; il 23 dicembre sarà ospite al Quirinale per esibirsi di fronte la presidente Mattarella.
«Credo che molte persone, oggi, abbiano paura di parlare – continua con passione Noa – la gente è spaventata, perché il mondo è dominato dai prepotenti. Siamo tutti connessi, drogati dal consumismo e dall’ egoismo, ignorando i diritti umani. Come si può affermare “prima l’ America” o “prima l’ Italia” o “prima Israele”. Prima di tutto vengono gli esseri umani e tutti gli esseri viventi. Dobbiamo imparare a vivere insieme in armonia, altrimenti tutti moriremo insieme e il prezzo di tale assurda cecità collettiva verrà pagato dai nostri figli».
Nella carriera artistica della cantante, divenuta celebre per aver interpretato Beautiful That Way nel film La vita è bella , l’ impegno civile è al primo posto: «Mi rifiuto di vivere nel timore di pensare e agire liberamente. Dio proibisce che, in Israele, una persona come me che porta avanti una battaglia per la pace e che critica il regime attuale – si infervora Noa alludendo a Netanyahu – debba soccombere alla paura, come avviene in Turchia, in Ungheria, in Iran, in Russia e in un crescente numero di paesi nel mondo.
L’ insegnamento di San Francesco, la sua umiltà e generosità, è fondamentale, attualissimo e sono orgogliosa di ricevere un premio ad Assisi, la sua città, oltretutto in prossimità del Natale. Mi aiuta e mi sprona a proseguire sulla strada del mio impegno».
Noa è orgogliosa anche di esibirsi al Quirinale: «Sono stata già ospite l’ anno scorso, in occasione del Giorno della Memoria, in questo palazzo meraviglioso che mi ricorda Versailles. Canterò un paio di canzoni napoletane, poi alcuni brani del mio nuovo progetto Letters to Bach , di cui ho scritto i testi, e dedicherò al Presidente una canzone siciliana che mi sta nell’ anima: “…E vui durmiti ancora!”».
Ma Noa si prepara anche a un altro evento: è la presidente del Capri Hollywood film fest, organizzato da Pascal Vicedomini, che si svolgerà dal 26 dicembre. «Adoro quell’ isola. Essere un’ ebrea, cresciuta tra lo Yemen, le strade del Bronx e a Tel Aviv, mi fa sentire molto vicino al sud Italia, come fossi a casa».
Durante il festival verrà proiettato il film A tramway to Jerusalem di Amos Gitai, dove Noa ha per la prima volta ha fatto l’ attrice: «Non sono un’ attrice! La mia parte in questo film è minuscola, e non credo che in funzione di questo piccolo ruolo io riceverò chiamate da grandi registi come Almodovar, Allen o Spielberg… anche se, confesso, mi piacerebbe molto. Ma quest’ anno a Capri avremo tra gli ospiti anche Samuel Maoz, brillante regista israeliano: è un grande onore per me puntare i riflettori su talenti provenienti dal mio Paese, soprattutto perché il nostro cinema rappresenta una vera opposizione allo statu quo.
Ogni volta che i conflitti sono profondi, dove c’ è sofferenza umana, nascono i film migliori».