Da Il Mattino di domenica 21 gennaio 2018 – di Pietro Treccagnoli inviato a Capri.
L’ oro di Capri è il mattone, l’ immobile, il metro quadrato, mica il turismo, il sogno azzurro e bianco dei viaggiatori che anche a gennaio non demorde, non frena la voglia del selfie posato appena si posa il piede sul molo. Basta una giornata di sole. Passi che in piazzetta è aperto solo un bar. Alberghi quasi tutti chiusi, ma cantieri aperti. In giro per vicoli e stradine panoramiche s’ incrociano più muratori che camerieri d’ estate. L’ isola si sta rifacendo il trucco. E, truccando truccando, tra un restyling e una manutenzione, si realizzano vere e proprie ristrutturazioni, rosicchiando un metro qua e un altro là. A Capri un metro quadrato è spazio prezioso, perché, bloccato da decenni ogni tipo di nuova volumetria, i prezzi sono diventati stratosferici. Si parte da 10mila euro a metro, per schizzare persino a 20mila, se non di più. Oro, quindi.
Come altro si può chiamare?
Da mesi i carabinieri della locale stazione, con operazioni coordinate dal capitano Marco La Rovere, comandante della compagnia di Sorrento, stanno setacciando proprio i cantieri dell’ isola, con una capillare operazione antiabusivismo. Ieri è stato effettuato un nuovo sequestro. A via Pizzolungo, la strada che scende verso villa Malaparte, poco prima della villa che fu di Monika Mann, avevano innalzato dei muri freschi di mattoni nella casa intestata a una coppia romana. Avevano abbattuto finanche una parete, modificando l’ assetto originario dell’ edificio. Sono scattati, immediatamente sigilli e denuncia dei proprietari e dell’ impresa per violazione delle norme urbanistiche.È solo l’ ultimo episodio. Ma da un mese i militari non si stanno fermando. E finora sono state denunciate otto persone. Tra di loro pure il responsabile del settore edilizia del Comune, Massimo Stroscio. Per abuso d’ ufficio.
Nell’ apparente silenzio della stagione fredda, è in atto una diffusa speculazione sotterranea.
Aiuta la natura, talvolta impervia dell’ isola. A Capri tutti lo sanno e tutti si voltano dall’ altra parte. Il primo clamoroso sequestro è avvenuto poco prima di Natale. Ed è anche l’ episodio più vistoso. Si tratta della villa che apparteneva a Ettore Settanni, scrittore e a suo tempo corrispondente del «Mattino». A guardarla ora è un rustico, protetto in parte da un cannucciato e accanto un mucchio di sfravecatura.
Attualmente è di proprietà di una società che ha come rappresentante legale Antonio Aiello, titolare di una boutique nell’ isola. Si trova a pochi metri dai Faraglioni. Vista mozzafiato che non ha prezzo, altro che 10mila o 20mila euro a metro quadrato. Si è dentro la natura che diventa poesia.
Sulla villa insiste un vincolo storico. E nella zona resistono ancora dei resti del porto di Tragara, utilizzato come approdo principale al tempo di Augusto e di Tiberio. Ma c’ è pure un vincolo idrogeologico, poiché si trova in una zona a rischio frane. Per raggiungerla tocca fare una lunga passeggiata, almeno mezz’ ora a piedi. Adesso, all’ esterno, sono ben visibili i sigilli apposti dai carabinieri che fecero un sopralluogo con un tecnico esterno al Comune. È stato tirato su anche un ponteggio lungo ben 125 metri, quasi un ponte tibetano inerpicato sul pendio, per far transitare un carrello mobile adibito al trasporto del materiale edilizio. Secondo gli inquirenti è totalmente abusivo e per realizzarlo non sarebbe stato nemmeno chiesto il pagamento dell’ occupazione di suolo pubblico.
L’ altro immobile sigillato, appena qualche giorno fa, è a via Cercola, a metà strada tra Tragara, Tuoro e l’ Arco Naturale. Angolo suggestivo assai di Capri. Scale che s’ inerpicano, verde, tranquillità da controra persino in piena estate, figuriamoci a gennaio. Il sequestro ha coinvolto una villetta di circa 100 metri di proprietà di Silverio Paone, nipote del fondatore del marchio Kiton. Pure qui vincolo storico e idrogeologico. Era in atto un ampliamento di 38 metri quadri (fate un po’ i conti del valore aggiuntivo che acquisiva la struttura), attraverso lo scavo di un terrapieno, allargando ambienti preesistenti. Senza contare un pergolato in ferro, nuovo di zecca, che copre quindici metri e poi altri lavori di chiara ristrutturazione.
Tutto avveniva, sia ai Faraglioni che a via Cercola che a Pizzolungo, con un meccanismo ben individuato dai militari dell’ Arma. La parola chiave è «Scia» che sta per «Segnalazione certificata di inizio attività». È lo strumento burocratico che consente di eseguire, in un immobile di proprietà, lavori edilizi di limitata entità. È sufficiente presentare all’ amministrazione comunale una segnalazione specifica asseverata, garantita, da un tecnico abilitato. Si chiede di avviare un piccolo intervento di manutenzione e si procede in scavi e persino in abbattimenti di mura portanti, con lo scopo evidente di allargare la metratura degli immobili o di cambiarne la destinazione d’ uso.
Dovunque, a Capri compresa, i lavori fatti con il via libera della Scia sono in gran parte regolari. Ma nell’ isola, più ci si allontana dal centro, più ci si addentra in aree meno frequentate, nascoste all’ occhio, immerse nel verde o appena appena celate da una roccia, più la manutenzione (ordinaria o straordinaria che sia) si trasforma in ristrutturazione.
Intervengono variazioni in corso d’ opera e nuove richieste. Per Villa Settanni, hanno scoperto gli inquirenti, i procedimenti di Scia segnalati dai proprietari sono stati la bellezza di 14 in un anno, molti sottoscritti nel giro di soli due o tre giorni. Sommandoli, il passaggio dalla manutenzione alla ristrutturazione, come nel gioco del domino, diventa lampante. Gli uffici del Comune hanno il compito di controllare. Sarà stata l’ indolenza invernale o un’ abitudine ormai consolidata a laissez faire, di certo la rincorsa all’ affare, al trucco, è adesso al centro di un’ inchiesta che potrebbe naturalmente allargarsi, poiché il setacciamento continua, mentre l’ isola par che dorma, ma invece sta solo prendendo fiato e si sta tirando a lucido per la prossima stagione.
(ha collaborato Anna Maria Boniello)
