Fonte: Roma
di Giuliana Gargiulo
Tra pochi giorni (il 24 febbraio) Marta Marzotto avrebbe compiuto 90 anni. Scomparsa da poco, la sua immagine di “ragazza” dalla vita spensierata e provocatoria, è rimasta fino all’ ultimo quella di sempre: allegra e comunicativa. Ci siamo viste per anni in molte occasioni, anche legate a Graziella Lonardi Buontempo: dalle serate a Palazzo Taverna in onore di Rudolf Nureyev, con un “tutto esaurito” di artisti e politici, al Premio Malaparte a Capri, al quale ho collaborato, che faceva arrivare all’ isola il gotha internazionale del cinema e del teatro: da Lina Wertmuller a Francesco Rosi, da Raffaele La Capria a Liliana Cavani, da Mondadori a Moravia e così via. Per un’ edizione arrivò persino Vaclav Havel, presidente della Cecoslovacchia, e Rudolf Nureyev dalla sua isola de Li Galli.
Altri tempi, altre storie ma Marta Marzotto, musa pluridecennale di Renato Guttuso, non smise mai di essere quella che, dalle ori gini contadine l’ avevano portata non solo a sposare un Marzotto e averne cinque figli ma anche a diventare l’ animatrice di indimenticabili feste in Costa Smeralda o di serate anche mangerecce nelle sue case di Roma e Milano. Come organizzatrice di mega avvenimenti il meglio di se fu per il matrimonio di suo figlio con la figlia di Emilio Fede, che si svolse a Capri dove “Il Mattino” mi aveva inviato per raccontarlo “a tutta pagina con foto”. Cosa che feci, descrivendo non solo il meraviglioso costume della sposa, ispirato alle isolane dell’ Ottocento, realizzato da Umberto Tirelli che, gran maestro dei costumi, negli anni a seguire con la Sartoria dei Premi Oscar (Piero Tosi, Gabriella Pescucci) sarebbe diventato punto di riferimento mondiale per cinema e teatro ma anche i “trionfi” di aragoste che a piramide decoravano vari tavoli! Tutto questo esagerato benessere, vittoria di un certo establishment, non vietò alla candida Marta di avere accanto a se la sua amatissima mamma contadina che non smentì il suo modo di essere ma gioì del successo della figlia contessa. Episodi che in tutti noi continuarono ad alimentare la simpatia per la musa di Guttuso che nonostante il matrimonio eccellente, cinque figli e case sparse qua e là, non smise mai di essere come era, amata tutta la vita dal pittore prediletto dalla Sinistra, confermando negli ultimi anni di vita una semplicità manageriale che la spinse a collaborare attivamente con i Grandi magazzini Standa con creazioni dedicate alle donne che sommavano camicie di notte a borsette da gran sera. Soltanto una volta, per colpa sua, rischiai di non poter fare il mio lavoro di giornalista come avrei dovuto, perché a Roma per intervistare Renato Guttuso per “Il Mattino” e accolta con grande affettuosità dal maestro pittore nel mega studio che chiamava il suo “transatlantico”, le risposte alle domande non arrivavano, lo sguardo inquieto guardava altrove, il telefono muto non gli dava notizie e la collaborazione sempre stata affettuosa più che benevola veniva a mancare. Tutto cambiò e l’ in quietudine si placò con l’ arrivo della sua amatissima Marta che, tra bacetti e carezze, abbracci e coccole cancellò l’ ansia, e l’ intervista decollò. Con l’ eterno sorriso gioioso fu però per tutta la vita una bravissima mamma e visse un dolore disperato per l’ amatissima figlia Annalisa perduta in giovane età per fibrosi cistica, che la spinse a organizzare decine di iniziative per la cura del male tra le quali il finanziamento per il restauro della “Madonna del libro” del Museo Poldi Pezzoli. Non sempre il ricordo è sincero ma nel suo caso tutti quelli che l’ hanno frequentata, familiari, amici e collaboratori, e che la ricordano, confermano il segno di una grande bontà/generosità. E per quanto posso aggiungere: non è poco! Il regista e attore Massimiliano Finazzer Flory le ha dedicato il docu-film “La Musa inquieta” che, voluto dalla figlia Diamante, sarà messo in rete il 24 febbraio, giorno dei suoi 90 anni.


















