Fonte: Roma
Continua a fare notizia. Dopo una vita segnata da successi e trionfi, consensi e riconoscimenti, Marta Marzotto, anche dopo la sua fine, è stata ancora una volta in prima linea alla Mostra del cinema di Venezia dove è stato presentato il documentario a lei dedicato, voluto dalla amatissima figlia Diamante, dal titolo “La musa inquieta”, regia di Massimiliano Finazzer Flory. La storia di vita e avventure, vittorie e sconfitte, a lei dedicata, ha riportato alla mente i tanti ricordi che hanno contrassegnato alcuni di quei miei anni felici, condivisi con la indimenticata Graziella Lonardi Buontempo, grande protagonista dell’ arte e delle iniziative ad essa connesse, tra tutti il Premio Malaparte a Capri, segnato da cultura, serate, manifestazioni, interviste e quant’ altro che hanno caratterizzato anche il perenne girovagare della “musa inquieta” che, tra Roma e Milano, la Sardegna e Cortina, non è mai stata ferma.
Provocatoria e instancabile, spesso avvolta in caffettani multicolori, Marta Marzotto ha ispirato il suo tempo con la personalità irrefrenabile, i suoi amori difficili e, ad un certo punto della vita, in aggiunta a case, viaggi, ricevimenti, anche con il lavoro più semplice di “abbigliamento e intimo” destinato alla Standa.
Nata poverissima, figlia di un casellante e di una mondina, già a quindici anni aveva cominciato a fare la modella per l’ Alta Moda. Il colpo di fulmine con il conte Umberto Marzotto l’ aveva trasformata in contessa e la nascita di cinque figli aveva consolidato la sua prestigiosa posizione, dando il via ad una vita fatta di incontri, conoscenze e viaggi. Per anni poi fu la musa amatissima dell’ artista Renato Guttuso che, conquistato dalla sua vitalità e esuberanza, anche se Marta non divorziò mai, la ritrasse infinite volte dando il via alla storia con lo schivo pittore siciliano che animò per anni le cronache delle riviste mondane. Tra le tante frequentazioni, occasioni, feste nelle sue case, incontri a Napoli, ricordo la magnificenza del matrimonio all’ hotel Quisisana di Capri, di suo figlio Emanuele con Simona, figlia di Emilio Fede, dove invitata come amica e giornalista, scrissi per “Il Mattino” un paginone raccontando la sontuosità della cerimonia con la sposa vestita “in epoca tarantella” da Umberto Tirelli e un banchetto grandioso per pile di aragoste e altro al quale era presente l’ anziana-amatissima-semplice madre che, rimasta come era stata tutta la vita, era sempre accarezzata e coccolata da Marta! Musa inquieta certo ma donna che, per la morte precoce della amatissima figlia Annalisa, ho visto piangere tutte le sue lacrime e anche aiutare senza limiti i malati di fibrosi cistica aiutando e finanziando la ricerca!
Accanto a me, sul palco del teatro Bellini Marta Marzotto non smise di esortare il pubblico in sala a quanto tutti avremmo dovuto fare per la ricerca e la ricordo anche a casa di Graziella, affettuosa, semplice e gentile ben lontana dalla provocatoria mondanità che tutta la stampa le attribuiva. Anche instancabile quando, in anticipo su tutte, organizzava feste indimenticabili nella sua casa di piazza di Spagna, Marta ha pubblicato due libri, “Il successo dell’ eccesso” e “Una finestra su piazza di Spagna”, senza mai inseguire l’ ammirazione e i consensi che, fin dalle prime passerelle, erano stato il suo pane quotidiano anzi senza mai dimenticare quella semplicità di origine che la facevano essere mamma affettuosa e presente dei suoi cinque figli. Per decenni da vera protagonista, dominatrice di salotti, mostre d’ arte, eventi di politica e cultura, dopo lunga malattia, ricoverata alla Madonnina a Milano, è morta in silenzio. Avrebbe compiuto novanta anni di vita, vissuta con spavalderia ma anche con sentimenti profondi.