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L’universo visivo e la luce di Luca Gilli in esposizione con Plenum

di Redazione
23 Luglio 2019
in Arte
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Seggiovia Monte Solaro

Fonte: www.affaritaliani.it

di Eduardo Cagnazzi

Quindici fotografie di varia grandezza in mostra a Villa Lysis, un progetto organizzato in collaborazione con la galleria Paola Sosio Contemporary Art di Milano

Forma, spazio e pensiero. Sono i tre elementi della fotografia di Luca Gilli che sarà protagonista a Capri da sabato 27 luglio al 25 agosto -all’interno di Villa Lysis, la storica dimora che il Conte Fersen fece costruire a inizio ‘900 con Plenum, la mostra personale concepita appositamente per questa occasione espositiva, a cura di Marina Guida . Il progetto, organizzato in collaborazione con la galleria Paola Sosio Contemporary Art di Milano, con il patrocinio del Comune di Capri e il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, si compone di circa 15 fotografie a colori di medio e grande formato. Nella sua teoria del Plenum, Aristotele descriveva l’universo come un’entità composta da particelle infinitesimali che non lasciano spazi vuoti tra le une e le altre. Anche nella teoria del Plenum di Cartesio lo spazio era descritto come totalmente occupato da una materia impalpabile ed invisibile che costituisce la sostanza del vuoto, concetto che Luca Gilli predilige in queste indagini fotografiche. Nel suo universo visivo si frammentano e ricompongono nella retina dell’osservatore, in schemi compositivi liberi, elementi eterogenei: forme architettoniche classiche o contemporanee, sedute in interni spogli, canaline elettriche, sacchetti di sabbia, materiali edili di vario genere, oggetti residuali o quotidiani, completamente immersi in un’atmosfera sospesa ed onirica che è al tempo stesso reale e metafisica. I particolari fotografati da Luca Gilli, infatti, diventano pure astrazioni, giochi di linee e forme, composizioni visive che trascendono il tempo. Il suo sguardo sosta su dettagli architettonici ed oggettuali, studiandone angolazioni, accostamenti cromatici e simmetrie. In queste opere – come scrive la curatrice Marina Guida nel testo critico in catalogo – Le ombre sono azzerate e gli oggetti sembrano fluttuare in un fluido invisibile che ne avvolge la forma e ne struttura l’essenza. La luce diffusa ed eterea è la protagonista assoluta. Irrompe ora la dimensione della sospensione, dell’attesa. L’artista fa proprio il campo di indagine che è venuto delineandosi -dagli anni ’50 in poi- con sempre maggior frequenza nei lavori di alcuni artisti, tra i quali, John Cage e Rachel Whitheread, ed indaga la costruzione del vuoto. Si tratta di un modus operandi, al tempo stesso etico ed estetico, che si contrappone alle pratiche fotografiche correnti, focalizzate sul pieno e sull’eccesso, linguistico, semantico, narrativo ed espressivo. Gilli pratica un’inversione di tendenza, intercetta e struttura una precisa architettura visiva, che invita alla pausa, all’ascolto, alla riflessione, alla meditazione. La trama con cui analizza il reale si tesse di un ordito, in cui, il taglio fotografico trasforma i luoghi, gli oggetti e gli spazi del quotidiano in partiture visive senza tempo e senza spazio, azzerando così la superficialità delle abitudini visive e percettive. Riesce ad indagare e ridare senso a parole abusate, come silenzio, vuoto, assenza. Rovescia il rapporto gerarchico tra figura e sfondo, e conferisce al vuoto il primato all’interno dell’immagine, dischiudendo così, un nuovo orizzonte di senso, ed una inconsueta possibilità di visione. Ed è così che l’interno spoglio di un edificio in costruzione può diventare, inaspettatamente, un fertile spazio di meditazione. Il fotografo dedica particolare attenzione alla luce diffusa, che gli consente di rendere in forma visibile un’immagine mentale. La sua fotografia non è mai estemporanea ma richiede i tempi lunghi di una relazione fisica fattuale con l’ambiente. L’artista emiliano sceglie di eleggere a protagonista delle sue indagini fotografiche, non tanto gli oggetti all’interno di un contesto, quanto piuttosto le relazioni infrasottili che, tramite un elemento intangibile e non osservabile, il plenum teorizzato da Cartesio, sostanziano e strutturano la forma, lo spazio e il pensiero.

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