Fonte: ANSA.it
A Villa San Michele installazione permanente ricorda la marchesa
(di Francesca De Lucia) “Voglio essere un’opera d’arte vivente” era il motto di Luisa Casati Stampa (1881-1959), l’eccentrica Marchesa che negli anni Venti del novecento affittò Villa San Michele ad Axel Munthe e che torna ad essere ‘magnifica presenza’ in uno dei luoghi più iconici di Capri. Giovedì 21 agosto alle ore 19, 00 si inaugura nella villa dove visse dieci anni (e dove resta solo la sua scrivania) la prima mostra permanente a lei dedicata, “Marchesa Casati Installation”, a cura degli artisti e scenografi svedesi Nils Harning e Anna Bergman Jurell, installazione video realizzata da Stefano Gargiulo, Kaos Produzione, con performance di Sara Lupoli. Protagonista del jet-set internazionale, da giovane ereditiera tra le donne più ricche del mondo da It-girl ante litteram, la nobildonna morì in povertà a Londra, dopo aver sperperato la sua immensa fortuna in arte, moda, feste. Oggi sarebbe probabilmente considerata una performance artist, come Marina Abramović; all’epoca, però, non veniva riconosciuta per le sue capacità creative”. Nel nuovo spazio espositivo, l’Olivetum, trovano spazio immagini, stampate su vetro, celebri ritratti della Marchesa di artisti come Giovanni Boldini, Kees van Dongen e Augustus John, foto storiche tra le quali lo scatto di Man Ray. Esposte anche nove bambole-manichini in ceramica, ispirate ad alcuni dei suoi abiti come The Fountain Dress e The Queen of the Night Dress. E facsimili della corrispondenza tra la Marchesa e D’Annunzio. Nata Luisa Amman, a soli diciotto anni ereditò una straordinaria fortuna proveniente dall’industria del cotone del padre. Sposò il Marchese Camillo Casati Stampa di Soncino e diede alla luce una figlia, Cristina. Tuttavia la vita domestica non faceva per lei. Luisa sognava di entrare a far parte dell’alta società internazionale. Un primo passo in questa direzione fu il celebre ritratto di Boldini. Decisivo l’incontro con D’Annunzio, che divenne il suo amante per tutta la vita e la incoraggiò a ribellarsi alle convenzioni borghesi. Affascinata da Venezia e Parigi, Luisa visse in fastosi palazzi, organizzando feste e balli in maschera. Fu una delle donne più ritratte della sua epoca e trasformò perfino il proprio corpo in una sorta di tela vivente, diventando una performance artist ante litteram. Intorno ai quarant’anni approdò a Capri, all’epoca isola rifugio cosmopolita per artisti, scrittori e intellettuali. A Villa San Michele la marchesa portò con sé il suo piccolo zoo tra cui un ghepardo addomesticato e un boa. Rivestì gli ambienti di velluto nero, organizzando sedute spiritiche nelle stanze in penombra e ricevimenti nel giardino. Il medico svedese Axel Munthe cercò di sfrattarla più volte, ma fu lei stessa a decidere di andarsene. Morì povera ma senza mai rinunciare alla libertà. Sulla sua tomba al Brompton Cemetery si leggono le parole tratte da Antonio e Cleopatra di Shakespeare: “Age cannot wither her, nor custom change herinfinite variety” (L’età non può farla appassire, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita)”. Come sottolinea Kristina Kappelin, soprintendente della casa museo: “Luisa Casati Stampa fa parte di un mondo femminile dell’inizio del Novecento che merita attenzione e riflessione.