Anna Maria Boniello – Capri. La carcassa di una lucertola, che per il colore e le caratteristiche era la lucertola azzurra che vive sui Faraglioni, è stata trovata inspiegabilmente lungo via Valentino, una delle stradine che fiancheggiano la Capri del ‘600 che conducono ai Giardini di Augusto. Al collo del piccolo rettile, ormai in fase di decomposizione, era ben visibile un cappio che probabilmente era stato usato dal predatore che aveva compiuto l’inqualificabile gesto. A fotografarla è stata Martina Verga, giovane studentessa di scienze naturali, sconcertata alla vista della lucertola catturata, “impiccata” e lasciata sul selciato, che ha inviato la foto al nostro giornale. Una specie rara e protetta, che vive esclusivamente sui due Faraglioni esterni, di mezzo e scopolo, staccati dalla terraferma e quindi solo i pochi e gli abili scalatori che si arrampicano lungo le rocce in rari casi riescono ad avvistarla. La lucertola azzurra di Capri è entrata a pieno titolo nella storia e nel mito dell’isola dal 1870, quando il medico e studioso naturalista Ignazio Cerio la descrisse per primo. E nel museo a cui stato dato il suo nome un esemplare si trova esposto in una teca proprio nella zona dedicata alla zoologia e alla paleontologia. Quindi ritrovare in una strada del centro i resti della “lacerta coerulaea faraglionensis” ha destato un moto di indignazione tra i capresi e non, anche perché a sua tutela, nel corso degli anni, si sono costituiti gruppi di rocciatori ambientalisti che hanno adottato la lucertola blu a loro simbolo di unicità dell’isola di Capri. Capresi semplici come Michele Ferraro, scomparso da poco, che osava sfidare i giganti di roccia arrampicandosi sulle fiancate senza utilizzare nessuna protezione e solo se glielo chiedeva qualche studioso o scienziato di università italiana o straniera catturava qualche raro esemplare per motivi di studio. E a tutela della lucertola e dei sentieri e dei percorsi naturalistici negli anni duemila è nata un’associazione volontaristica, la Capri Outdoors. La lucertola azzurra è diventata anche protagonista di un film documentario di Ivano De Simone che ripercorre tutte le fasi cruciali della scesa ai Faraglioni di un gruppo di scalatori napoletani aderenti al Cai Napoli, guidati dal bibliofilo e alpinista Francesco Del Franco. Ammazzare quindi questo piccolo e azzurro rettile di specie protetta è ritenuto un vero e proprio reato, anche la lucertola azzurra si riproduce solo sui Faraglioni di Capri e la sua colorazione secondo gli studiosi avviene per un fenomeno endemico. Proprio lo scorso anno la sezione di Napoli del Club Alpino Italiano e il museo di etnopreistoria nella sala conferenze Giustino Fortunato a Castel dell’Ovo hanno proiettato il film documentario di Ivano De Simone. La Bbc ha portato sul piccolo schermo la lucertola blu dei Faraglioni di Capri proiettando il documentario e un’equipe di studiosi dell’università Federico II, coordinata da Domenico Fulgione con Gabriele de Filippo, biologo della conservazione e fotografo, membro della Commissione Educazione e Conservazione dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), nell’ambito del progetto Sguardo sulla Campania – Biodiversità per il 2020, l’ha studiata e pubblicato articolo sulla rivista Discovery Wildlife. E mentre da un lato amanti della natura natura, biologi, alpinisti e appassionati studiano da oltre un secolo il misterioso animale dal color del mare che vive solitario sui Faraglioni di Capri, dall’altro lato si trovano persone che con atti sconsiderati come quello dell’uccisione di un piccolo animale mettono a rischio la conservazione e lo sviluppo di una specie rara come quella della lucertola blu di Capri.
La lucertola azzurra di Capri vive solo sui Faraglioni, il faraglione di mezzo e il faraglione di fuori, quelli scollegati alla terra. Si tratta di un esemplare dalla particolare colorazione blu, della gola, del ventre, dei fianchi e del sottocoda e dalla specificità nerastra del dorso. Ha una silhouette elegante, il capo ben distinto ed una lingua bifida e retrattile, occhi minuti di palpebre con pupille rotonde. «Lacerta coerulea faraglionensis» è il suo nome scientifico. La sua pigmentazione, secondo gli studiosi, è data da un fenomeno endemico, mentre altri ritengono che, in ambienti con scarsa vegetazione e conseguente carenza di cibo, le lucertole scure riescono a ricevere maggiore calore dal sole e quindi ad essere più attive ed a cacciare. Di indole vivace, i maschi adulti sono animali territoriali ed in modo particolare durante il periodo della fregola sono soliti azzuffarsi, anche se generalmente questi combattimenti sono ritualizzati. Questo piccolo rettile che vive in un ambiente difficile si alimenta essenzialmente di insetti. Uno dei primi a descrivere questa entità fu il medico naturalista Ignazio Cerio, che rese nota la scoperta nel 1870. Ma sul finire del XIX secolo la scoperta di questa nuova specie scatenò un’accesa disputa tra Bedriaga ed Eimer, due zoologi europei; la causa fu il diritto di precedenza sulla scoperta. In ogni caso, il primo che pubblicò la descrizione della lucertola azzurra fu nel 1872 l’erpetologo tedesco Theodor Eimer