di Luigi Lembo
Agli ignari passanti lungo via Padre Reginaldo Giuliani, già via Pastena, interessati magari a recarsi solo in panetteria o a provvedere ad ricarica telefonica, sarà forse caduto lo sguardo su un’abitazione sconosciuta ai più ma degna di essere citata tra le Dimore Storiche della nostra Isola e appartenuta ad una delle più importanti e antiche famiglie capresi: i Federico. In questa casa alloggiò per gran parte del 1896 Lord Alfred Douglas, soprannominato “Bosie”, poeta, scrittore e traduttore britannico, ricordato soprattutto per il fatto di essere stato il compagno dello scrittore Oscar Wilde. Era proprio in quella casa che lui aspettava il ritorno del suo amato e discusso collega, esponente del decadentismo e dell’estetismo britannico. Oscar era un dandy, anche lui affascinato da Capri, una terra storicamente tollerante nei riguardi di diversità e discriminazioni sugli orientamenti sessuali, problema che aveva vissuto sulla sua pelle essendo stato per tale motivo un perseguitato in vari paesi. Prima di giungere sull’Isola Oscar Wilde aveva infatti subito due procedimenti giudiziari. Era stato imputato per sodomia e condannato al massimo della pena prevista: due anni di carcere con i lavori forzati. Dopo aver scontato la pena nel carcere di Reading, senza più una casa, Wilde partì per Dieppe, in Francia, dove incontrò nuovamente Alfred «Bosie» Douglas, dimenticando il proposito di non volerlo mai più rivedere. I due si spostarono verso Napoli stabilendosi temporaneamente nella Villa Del Giudice di Posillipo ma già qui, il loro arrivo, fu accolto male. «È fra noi quell’infelice … Reso celebre nel mondo per gli immondi errori» scrisse, sul Mattino, Matilde Serao. Decisero pertanto di trasferirsi a Capri: l’idea era quella di rendere omaggio a Tiberio deponendo un fiore sulla sua tomba, o almeno dedicandogli un pensiero: in fondo era a lui che si doveva quell’aura di libertà che soffiava sulle colline verdeggianti di quella bella isola! La sera del 15 ottobre del 1897, appena il giorno dopo il loro arrivo, Oscar Wilde e il suo amante lord Alfred Douglas decidono di cenare nelle eleganti sale dell’Hotel Quisisana. Oscar entrò in sala “alto ed elegante nel lungo soprabito che si apriva a rivelare un panciotto di raso grigio”- come racconta Peppino Aprea nel suo libricino “L’amore che non osa pronunciare il suo nome” – ; il volto “roseo e rubicondo” dei tempi felici, e in sua compagnia c’era Bosie, “esile come un narciso, la pelle pallida e i capelli biondi di un bambino” La sala era gremita di commensali, in maggioranza inglesi, principi, banchieri, dame d’alto rango, tutto “un luccichio di perle, uno scintillio di sete orientali, un tintinnio di calici preziosi, e sguardi, sorrisi, carezze furtive” lungo i tavoli ordinatamente in fila. Appena entrati i due amanti, il brusìo, i discorsi, le risate aristocratiche, i pettegolezzi e le cerimoniose galanterie cessarono di colpo. Nel gelo del silenzio improvviso, tutti si volsero verso la celebre coppia con sguardi di agghiacciata sorpresa, di indignato disgusto e di britannica disapprovazione per lo scandaloso scrittore irlandese e il suo giovane amante. L’insopportabile presenza venne segnalata a Federico Serena, proprietario del Quisisana, con la viva preghiera di metterli alla porta, più un ordine che un desiderio che l’imbarazzato padrone di casa eseguì con molta delicatezza. Fu così che Wilde e Bosie, furono costretti a lasciare la sontuosità di quei locali. «Mi hanno negato il pane» dirà poi Oscar Wilde allo scrittore svedese Axel Munthe, incontrato passeggiando per le vie dell’isola dopo la cacciata dal locale. Munthe, colpito dall’ingiusto atteggiamento subìto, invitò i due uomini a soggiornare presso di lui, nella meravigliosa Villa San Michele di Anacapri, la casa caprese del medico svedese “aperta al sole e alla luce”. Passeranno lì giorni memorabili conversando di antichità greche – di cui il medico svedese era grande cultore – immersi in un’aura di infelicità. Quella loro storia, provata dalla detenzione di Wilde, dai libertinaggi di Alfred e dalla consapevolezza del poeta di non essere contraccambiato nella profondità del suo sentimento, stava però volgendo al termine. Quel loro viaggio sull’isola di Capri era stato alimentato dalla speranza di ritrovare con Bosie l’armonia e l’intensità reciproca raggiunta in rari momenti della loro relazione. Ma non fu così perché sull’Isola si infransero le speranze che sembravano essere più di Wilde che di Alfred, fortemente provate anche pubblicamente, quella sera nella sala da pranzo del Quisisana. Wilde partì dall’isola di Capri lasciando Alfred ospite da Mrs. Snow, una ricca americana che abitava all’ultimo piano di Villa San Michele, non facendoci più ritorno.