Da Il Mattino – Tiziana Tricarico
Il suo modo di creare sculture è una metafora del montaggio cinematografico, dove la narrazione complessiva costituisce la somma di tante piccole scene significanti. Allo stesso modo le sue opere sono realizzate assemblando «unità minime» metalliche che rappresentano piccole e delicate farfalle. S’ intitola «Ambra d’ Oriente» la prima personale in Italia di Kim In Tae, a cura di Marco Izzolino, allestita negli spazi di Liquid Art System a Capri: in esposizione fino al 16 luglio una selezione di opere dell’ ultima produzione dello scultore coreano raffiguranti tutte degli animali. Dare forma alle illusioni. Esiste un luogo molto famoso sull’ isola di Rodi, in Grecia, chiamato la Valle delle Farfalle. È un parco naturale, che si estende lungo il fiume Pelekanos, nel quale si trovano specie animali e vegetali molto rare: la fama della valle deriva dal fatto che dalla fine di luglio alla fine di settembre si riempie di milioni di farfalle che durante il giorno si riposano all’ ombra su rocce e vegetazione, ricoprendo come un manto ogni cosa.
Questo fenomeno è determinato dalla presenza di un albero particolare, che produce una resina ambrata, dolciastra e profumata, che attrae le farfalle in modo irresistibile. Questa resina, conosciuta da tempi antichissimi, era anche chiamata ambra orientale. Nel suo lavoro Kim In Tae utilizza le farfalle perché esse simboleggiano un’ illusione, dando la sensazione di poter volare via in qualsiasi momento.
La forma della scultura completa, infatti, appare evidente e tangibile all’ osservatore, ma la sua interpretazione è indissolubilmente legata alla considerazione della fragilità dell’ immagine che può svanire al volare delle farfalle. Solide sculture d’ acciaio dove il confine tra ciò che reale e ciò che non lo è appare tuttavia estremamente incerto.
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