Sul pestaggio di domenica a Marina Grande interviene Paolo Fiorillo, imprenditore napoletano del fashion e della moda, tra i frequentatori storici dell’ isola con villa sulla strada della Grotta Azzurra. Lui rappresenta a Capri, Napoli e nelle altre città del mezzogiorno Hogan, Tod’ s e Fay, le griffes del suo migliore amico Diego Della Valle.
«Questi fatti accadono un pò dappertutto, però va detto anche che a Capri prima venivano contenuti e gli stessi capresi difendevano la loro terra isolando le persone che potessero danneggiarne l’ immagine.
Insomma, quella atmosfera di un tempo resta solo un ricordo.
E lei come vive la Capri di oggi?
Quella del sovraffollamento, anche negli specchi d’ acqua turchese con l’ arrivo di tante barche, yacht, motoscafi, gozzi e imbarcazioni da diporto?
«Anche questo tipo di turismo è negativo per Capri, oltre quello che voi chiamate mordi e fuggi. Migliaia di persone ogni giorno affollano le strade, bloccano il traffico a bordo di pulmini turistici e addirittura intasano il molo di Marina Grande. A questo problema si dovrebbe trovare un rimedio, perché è impossibile controllare anche per le forze dell’ ordine le migliaia e migliaia di persone che transitano sull’ isola ad ogni ora del giorno».
Ma non è solo il turismo giornaliero che sta trasformando l’ isola, l’ episodio di domenica relativo all’ aggressione su una spiaggia piena di bagnanti e bambini dimostra che le frequentazioni non sono più le stesse. Lei che ne pensa?
«Ribadisco: queste cose accadono spesso e dappertutto. Ho saputo che l’ aggressore di domenica è un albanese, e io dico che bisogna anche capire che molti di questi extracomunitari sono stati cresciuti ed educati sotto regimi dittatoriali.
Certo, non va affatto giustificata la loro violenza, ma forse loro sono abituati, anche di fronte a gesti normali, ad avere a volte reazioni esagerate, sproporzionate. Cosi come trovo esagerata l’ enfasi che è stata data a quest’ episodio. Chi ha scelto di vivere a Capri sicuramente è rimasto affascinato dal luogo, i capresi sono persone ospitali da sempre e quindi non capisco perché si stia dando fiato a un fatto che anche se non è normale, a mio avviso resta sempre una lite tra due persone, anche se purtroppo uno dei due ha avuto la peggio».
Lei crede che Capri si sta pian piano trasformando?
«Non è proprio così, anche perchè penso che nessun turismo giornaliero o di massa possa trasformare quest’ isola. E poi, perché ognuno, se preferisce, può vivere come vuole la sua Capri. Ad esempio, uscendo al tramonto o andando per mare in barca facendo il bagno in una delle tante cale di cui è ricca Capri.
Io la vivo così, come l’ ho sempre vissuta, da ex chitarrista insieme al mio amico Peppino e il grande Mogol, con il quale abbiamo composto una canzone che è diventata l’ inno di Capri. Si chiama Capri in love, testo di Mogol e musica mia e di Peppino, è una dichiarazione d’ amore all’ isola e che a noi frequentatori regala emozioni e sensazioni bellissime. Le cito solo il ritornello: non si può stare via da Capri più di un anno, sai… non si può.
Un’ isola che nessun turismo giornaliero e di massa riesce a trasformare.
a.m.b.

















