di Luigi Lembo
Recentemente l’Amministrazione Comunale Caprese ha stabilito, con una delibera votata all’unanimità, il formale allungamento della stagione turistica. Si tratta dell’ultimo atto di una storica intenzione, talvolta auspicata con iniziative variegate e talvolta insolite, ma quasi mai realizzate. Tra le tante vogliamo raccontarvi quest’oggi di una che, per la sua natura fece all’epoca davvero clamore. Siamo alla fine degli anni 90, il “vulcanico” sindaco di allora decise che la soluzione all’esigenza di rendere la stagione turistica più lunga fosse legata alla necessità di aprire sull’Isola un Casinò. iniziò così una lunga battaglia, non solo mediatica ma col coinvolgimento tra l’altro di compiacenti Deputati, per realizzare sull’Isola un presidio per il gioco d’azzardo. Il sindaco sosteneva infatti che Capri “dovrebbe disporre di un Casinò per la sua stessa natura di località turistica d’eccellenza, esattamente come un albergo a cinque stelle dispone della vasca idromassaggio e di Internet” E questo anche come un’opera compensativa in quanto, sosteneva, che «abbiamo il diritto d’essere risarciti dello scippo subito nel lontano ’27, quando il Governò optò per Campione d’Italia dopo che sull’isola azzurra era stata individuata persino la sede, a Tragara, all’uopo costruita da Le Courbusier» Così, nel luglio del 1999, di concerto con Taormina, Spoleto e Grado, Capri si candidò presso il Ministero a diventare sede di Casinò. Dopo sei mesi, non avendo ancora ottenuto risposta, mentre l’avevano ottenuta (negativa) le altre città, per non lasciar cadere la vicenda nel vuoto, l’ amministrazione isolana decide di trasformare la richiesta in una iniziativa benefica. Dunque, a partire dal 29 dicembre 1999 e fino a fino all’Epifania dell’anno a seguire, il Centro Congressi di Capri si è trasforma in un vero e proprio Casinò con sei crupier, due organizzatori, una serie di hostess, personale di sala con fiches, due tavoli da roulette e due da black-jack. E naturalmente con tanto di giocatori, pronti a puntare soldi e a vedersi trasformare le fiches in punti-premio offerti dai commercianti capresi. Premio dei premi una Micra Nissan corrispondente a circa quindicimila punti. Tutto l’ incasso devoluto, ovviamente, a fini umanitari, equamente ripartiti tra l’ Anlaids (lotta all’ Aids), l’ Alts (Associazione per la lotta al tumore al seno) e un’ Associazione cattolica per le adozioni a distanza. Ma non tutto filò liscio come si sperava: la sera del 4 gennaio un paio di giocatori napoletani, dopo aver vinto una quindicina di milioni, pensarono di aver diritto alla Micra. L’iniziale entusiasmo si sostituì in delusione allorquando si resero conto che il loro capitale era insufficiente e a nulla valsero le insistenti richieste di comprare le fiches mancanti. Al gran rifiuto dei croupiers, i giocatori se ne andavano berciando nefandezze nei confronti del Casino e, soprattutto, dell’ intera Capri e gettando per l’aria fiches e suppellettili della struttura. Un caprese lì presente, colpito nell’orgoglio territoriale decise di reagire. Ne conseguì un parapiglia e una rissa con pugni e schiaffi tali da rendere necessario per qualcuno le cure dei medici dell’Ospedale Capilupi. La rissa, che ebbe vasta eco sui giornali nazionali, non provocò la chiusura del Casinò caprese che “sopravvisse” fino alla scadenza prevista del 6 gennaio ma non placò le polemiche sull’opportunità di tale iniziativa che, a detto di molti avrebbe favorito la delinquenza e la presenza sull’Isola di personaggi poco raccomandabili. Dopo la burrascosa esperienza del 1999 si tentò qualche anno dopo, nel 2003, di creare un casinò in condominio tra Capri e Sorrento. La cosa anche qui non ebbe seguito in conseguenza soprattutto delle perplessità espresse dall’associazione albergatori sorrentini che vedevano nel progetto un volano alla presenza in zona della malavita. E se così il Casinò caprese non si concretizzò mai, ci fu chi, utilizzando il nome della nostra Isola ci fece invece una fortuna creando negli stessi anni una rete di case da gioco in America che ancor oggi rappresentano una delle realtà di maggior successo del settore. Il caso è quello dell’azienda fondata nel 1990 da Bernard Goldstein come Kana Corporation che poi divenne Isle of Capri Casinos. Basti pensare che attualmente la società gestisce 15 casinò in sette stati degli Stati Uniti, con un’utenza di giocatori nelle sale “Isola di Capri” di quasi 13 milioni di visitatori ogni anno. Secondo stime ufficiali la proprietà possiede un totale di circa 14.000 slot machines, 350 giochi da tavolo, 2.300 camere d’albergo e tre dozzine di ristoranti. Che dire: in tema di affari gli Americani hanno evidentenente più fiuto di noi…