di Luigi Lembo
Lo scrittore tedesco Hans Barth può essere senza dubbio considerato il primo autore a realizzare una guida enogastronomica italiana che, guarda caso, ha il suo punto d’arrivo proprio qui a Capri. Il libro, pubblicato nella traduzione italiana, nel 1910, dopo l’edizione tedesca di due anni prima, ripercorre la tradizione del Grand Tour, proponendo una diversa conoscenza del Bel Paese visto attraverso l’umile mondo delle osterie. Il titolo si chiama per l’appunto “Osteria. Guida spirituale alle osterie italiane da Verona a Capri” e ricostruisce tra l’altro, la vita intensa dell’autore, e il rapporto che egli ebbe con Gabriele d’Annunzio che gli firmò la prefazione. Ora, direte Voi, quale locale poteva essere ricordato se non il mitico Zum Kater e invece nel libro si descrive solo un’originale locale di cui scommetto pochi di voi conoscevano l’esistenza e che si chiamava “l’Osteria del Formaggio” ! Il locale si trovava nei pressi del Gaudeamus ed era, nei primi anni del 900, un ricercatissimo luogo di ritrovo non a caso in quanto gestito da sole donne. L’insegna del locale, secondo gli usi del tempo era in tedesco “Zum bunten Vogel” che vuol dire al Variopinto Uccello ma dagli abitanti del luogo era conosciuta come l’Osteria del Formaggio. Sull’uscio, circondato da piante rampicanti sostavano le due avvenenti sorelle Bibbiana e Clelia e la padrona Costantina. Il locale era formato da tre salette tutte affrescate da artisti che spesso non avevano denaro per l’oste e pagavano.. a colori. La prima sala con la volta a botte era caratterizzata da pitture dionisiache etrusche; la seconda sala con scimmie danzanti con fiaschi tra le zampe, la terza con un grande Vesuvio dipinto con il pennacchio e dipinti di personaggi locali come il cancelliere dell’epoca e noti carabinieri. Pochi tavoli e soprattutto un acre odore di formaggio stagionato che rimaneva per tempo nelle narici. Era forse questa la ragione del suo nome e che era poi la componente primaria del poco cibo servito accompagnato però da abbondanti boccali di buon vino rosso dell’Isola. La vera attrazione secondo Barth erano però le avvenenti ragazze che servivano ai tavoli e che con i loro sorrisi e i loro sguardi ammiccanti non disdegnavano qualche trasgressione gradita ai clienti desiderosi di qualcosa in più oltre al bere. Ogni sabato sera veniva organizzata poi una gara chiamata la “ruota della fortuna” (chissà se qualche antenato della Zanicchi non era lì a prender spunto..) in cui il premio era aver sul tavolo dei vincenti a danzare e cantare Bibbiana, la più avvenente delle ragazze, riconoscibile da scandalose scollature per l’epoca e ricordata in un canto goliardico locale chiamato proprio “Gaudeamus” in cui si indicava il luogo come paradiso di ragazze “faciles et formosae”. Nella comunità degli stranieri presenti sull’Isola l’Osteria divenne in breve tempo un luogo obbligato dove andare la sera ma la sua storia ebbe vita breve. Il suo tramonto avvenne in conseguenza di uno scandalo denunciato da alcuni avventori al Pretore del Comune in quanto, in seguito ad una rissa avvenuta col personale dell’Osteria, questi dichiararono di essere stati truffati delle ragazze che, pare, pur di render più gradevole e, secondo alcuni più allucinogeno il vino, lo avevano servito allungandolo con zafferano. Fu così formalizzata una denuncia per adulterazione delle sostanze alimentari in conflitto con le norme vigenti e il locale fu chiuso.


















