di Luigi Lembo
Molti di noi ricordano gli splendidi presepi che venivano allestiti fino a qualche decennio fa a Capri durante le festività natalizie; alla chiesa di Santa Teresa, come pure nella Cattedrale Santo Stefano o a Marina Grande si apprezzavano grandi capolavori realizzati da maestri presepiali corredati da preziose statuine di terracotta ottocentesche. Pochi sanno però di una tradizione purtroppo scomparsa che aveva anch’essa i suoi sostenitori sull’Isola: parliamo del cosiddetto Presepe di Pasqua o della Passione. Sappiamo tutti che il presepe tradizionale racconta l’annuncio della nascita di Gesù con il bambino nella stalla, i pastori e la bucolica raffigurazione di Betlemme. Il Presepe della Passione, invece, aveva come tema la tragica fine della storia della vita di Gesù, che vive la svolta felice con la resurrezione. Di regola, rappresentava il tempo compreso tra la Domenica delle Palme e il Lunedì dell’Angelo e si atteneva alla sequenza cronologica degli eventi descritti nei Vangeli. La tradizione del presepe pasquale risale infatti a molto tempo fa. Il presepe della passione era diffuso nei secoli XVIII e XIX prima di essere quasi completamente dimenticato nell’Europa centrale e occidentale. I presepi pasquali erano generalmente di medie dimensioni per valorizzare l’intensa narrativa nelle storie bibliche. A seconda della versione, alcune scene della storia della passione venivano tralasciate. I presepi pasquali di solito iniziavano con l’ingresso a Gerusalemme la Domenica delle Palme. A seguire, il giovedì santo, in cui Gesù prega nel giardino del Getsemani e Giuda appare con i soldati romani per tradirlo. Si passa poi alla crocifissione del Venerdì Santo che occupa gran parte del presepe pasquale. C’è poi di solito la tomba chiusa, che può essere vista anche il Sabato Santo, prima che le donne davanti alla tomba aperta assistano al miracolo della resurrezione la domenica di Pasqua. Non manca in alcuni più dettagliati anche una rappresentazione del dialogo tra Gesù risorto e i discepoli di Emmaus. Uno dei sostenitori di questo semisconosciuto rituale di fede fu l’ultimo vescovo di Capri, Nicola Saverio Gamboni, che verso la fine del 700 promosse tale rituale facendo realizzare alcuni presepi nelle chiese capresi e facendo sfilare alcune delle figure realizzate nel corso della processione del Venerdì Santo lungo le strade dell’Isola. Così come nel presepe tradizionale c’erano delle figure “obbligatorie” da inserire, anche in quello Pasquale. Insieme a Gesù, i discepoli erano tra le figure più importanti in molti presepi pasquali, dove quasi sempre erano rappresentati Giuda e Giovanni. Non mancavano poi i soldati romani, Maria Maddalena e le altre donne alla tomba, il popolo, Ponzio Pilato e la gente comune. In sostanza il presepe pasquale – come il presepe di Natale – serviva soprattutto per illustrare ai bambini il contesto biblico della festa in modo facilmente comprensibile. Oggi è molto difficile trovare chiese che rinnovano ancora questo rito e bisogna andare all’estero per trovarne esempi di valore artistico. Nel Duomo di Bamberga ad esempio, nel nord della Baviera, c’è un presepe pasquale che attira moltissimi visitatori in questi giorni. E’ qui possibile vedere ben 45 scene della Passione. Nel Museo della caccia e della pesca di Monaco c’è in questi giorni una mostra speciale sui presepi pasquali. A Jüchen, nella Renania settentrionale-Vestfalia, si può vedere un presepe della passione con otto stazioni del calvario di Gesù. Nella chiesa del comune austriaco di Grafendorf, i visitatori interessati possono ammirare un presepe con un Gesù pelle e ossa, di quattro metri quadrati, che la presidente Waltraud Lechner creò in collaborazione con i membri della sua associazione di costruzione di presepi. Ma in tutto questo Napoli non poteva essere da meno e a San Gregorio Armeno, naturalmente, regno del’arte presepiale, è possibile ammirare in questi giorni anche qui il “Presepe di Pasqua”. L’idea è nata dalla mente del maestro Aldo Vucai che ha una bottega proprio nella famosa via napoletana e che da tempo pensava di realizzare anche nel capoluogo partenopeo un’opera del genere da cui si spera possa rinnovarsi la tradizione. Buona Pasqua a tutti !


