di Luigi Lembo
Tra i simboli iconografici della nostra Isola i Faraglioni rappresentano forse quelli più conosciuti e fotografati. Ci si dimentica invece, forse perché anche coperto dalla loro mole, che esiste un quarto faraglione, meno noto, meno appariscente, denominato Scoglio del Monacone. L’origine del nome di questo scoglio nasce probabilmente dalla correlazione con la foca monaca mediterranea che popolava le acque circostanti l’isola fino al 1904, anno in cui l’ultimo esemplare di tale popolazione fu ucciso nei pressi di Palazzo a Mare. Animale strano e raro nel Mediterraneo, la foca monaca ha popolato nei secoli scorsi le coste del nostro mare, e ha avuto, col nome di bue marino, parecchie grotte e antri dedicati sulle coste italiane. A Capri ci sono, infatti, sia la Grotta del Bue Marino che lo scoglio cosiddetto del Monacone, dove ci piace immaginare decine di foche stese a crogiolarsi al sole caldo della primavera caprese. Ritornando al suo aspetto, il Monacone rappresenta, geologicamente, la prosecuzione della penisola sorrentina che si estende alla spalle dei tre faraglioni più famosi. Per quanto tozzo e sgraziato rispetto ai suoi tre “compagni”, lo scoglio del monacone sarebbe l’unico ad essere stato abitato come testimoniano i resti di antiche mura di epoca romana considerate, senza un apparente motivo, i resti della tomba di Masgaba, architetto di Augusto. Tuttavia, un teoria diversa vuole che essi rappresentino, invece, i resti di una vasca per salare il pesce o per allevare conigli. Lo Scoglio del Monacone condivide con il Faraglione di Fuori una simpatica caratteristica rappresentando, insieme, l’unico habitat della rara lucertola azzurra, particolarissima sottospecie della lucertola campestre. In passato era più facile accedere all’isolotto poiché vi era un passaggio nella roccia successivamente crollato. Ma chi era Masgaba di cui si associa il suo sepolcro su questo per certi versi anonimo scoglio? Masgaba, il ‘libico’, era originario della Numidia, un territorio sede di varie colonie romane, alcune delle quali fondate da Cesare e altre da Augusto, un territorio che molto probabilmente diede un contributo importante al flusso di emigrazione volontaria o temporanea dall’Africa verso l’Italia. A Capri Masgaba, ‘il fondatore’, come lo aveva definito il princeps , aveva un ruolo importantissimo: era il procuratore, colui che amministrava l’isola per l’imperatore, una funzione di grande responsabilità essendo stata una delle proprietà di maggior rilievo ottenuta da Augusto. Questa sua capacità di gestione e di governo lo portò a distinguersi dagli altri membri della cerchia augustea (comitatus), troppo impegnati forse a vivere con leggerezza nell’Apragopolis. E questo certamente incise quando, a seguito della sua morte, ci fu un rito in suo onore, con «una grande folla munita di fiaccole che si recava ad onorare proprio la tomba di Masgaba». Da quei frammenti scritti da Svetonio nacquero diverse interpretazioni. Il primo dubbio fu sull’origine dell’Apragopolis, una ricerca che tuttora non ha dato alcuna risposta precisa. L’altro riguardò, di conseguenza, la posizione della tomba di Masgaba, che cambiava a seconda delle varie teorie messe in campo dagli storici. Rimane probabile che trasformare la nostra Isola in un Apragopolis, una città dedita agli ozi ed ai piaceri della vita, fu merito proprio delle stesso Masgaba che avrebbe anticipato di due millenni gli stili e le considerazioni di vita che noi comunemente chiamiamo “dolce vita” e che scelse come suo sepolcro questo semi-nascosto ma strategico scoglio a vigilare nel tempo sulla sua Isola del piacere.