di Luigi Lembo
La storia non è spesso solo fatta da personaggi noti, da artisti, letterati, poeti o scienziati. Capita a volte che personaggi del popolo, lascino una traccia indelebile solamente per la loro grazia, il loro amore , la loro passione. Ogni mattina uscendo di casa passo davanti a una lapide posta fra via Tiberio e via Lo Capo, che recita: «A Carmelina giustamente appellata bella – divulgatrice della storia di Timberio a Capri e delle bellezze dell’Isola. I Capresi memori posero», E’ il ricordo posto nel 1985 alla Bella Carmelina, mito popolare della Capri del primo 900. Giuseppe Aprea qualche anno fa ne tracciò il profilo in un bel articolo pubblicato sull’Isola. E’ il racconto della Capri agli inizi del secolo quando l’isola non poteva ancora vantare la fama ed il prestigio dei quali è oggi insignita Ci fu però una donna che riuscì ad attirare in una precisa zona dell’isola turisti, curiosi ed intellettuali del tempo. Quando questi uomini giungevano sul monte Tiberio attratti dalle rovine di Villa Jovis, venivano accolti dall’ultima ancella dell’imperatore “Timberio”: Carmelina Corrotta La donna nacque nel 1880 in un’umile casa del posto. Bella d’aspetto e aggraziata nelle movenze ammaliò, grazie alla sua sensualità, un uomo che sposò giovanissima a fine Ottocento. I due giovani innamorati ebbero in concessione dal Comune un appezzamento di terra sul monte Tiberio, dove decisero di aprire un’osteria che fungesse da punto di ristoro per i primi turisti che nelle loro escursioni si spingevano fino alla sommità dell’altura. Qui era possibile gustare l’ottimo vino rosso caprese od una gustosa macedonia di pesche immerse nel vino bianco. Carmelina, però, non era completamente appagata da questa sua vita da ristoratrice e decise di dar libero sfogo alla sua personalità deliziando i suoi clienti col ballo della tarantella. Durante il giorno Carmelina faceva la guida turistica dando ampie spiegazioni sul Salto dal quale, secondo la leggenda, Tiberio faceva cadere tutti quelli che non gli andavano a genio, raccontava storie straordinarie sulla vita che l’imperatore faceva a Capri, aveva un’immaginazione talmente fervida che riusciva a narrare fatti veramente accaduti, con altri inventati di sana pianta. Quando però scendeva la notte, sembrava che Carmelina venisse pervasa da una strana agitazione e cominciasse a danzare facendo roteare la sua gonnella rossa lasciando a bocca aperta tutti quelli che la guardavano. Chiunque la vedeva danzare rimaneva ammaliato sia per la sua bravura che per la sua bellezza, ma tutti restavano affascinati anche per le storie che raccontava. Lei quel ritmo , diceva, lo aveva nel sangue, era una vera e propria condizione cromosomica che aveva ereditato da una sua antenata che danzava la tarantella per “Timberio”. Raccontava di come, nelle notti di luna piena, lo spirito dell’imperatore la raggiungeva, rivelandole gli intrighi ed i vizi della sua epoca. Col passare del tempo crebbe il mito della bella Carmelina e conseguentemente aumentarono anche i turisti che accorrevano per vederla danzare e per ascoltare le sue storie. Tra i più famosi il Kaiser di Germania, Guglielmo II, e l’archeologo Amedeo Maiuri. Fu quest’ultimo però a porre fine alla felicità della protagonista del nostro racconto. Lo studioso diede il via all’attività di scavo attorno a quelle rovine che ispiravano i racconti e la danza mistica di Carmelina. Piano piano affiorò alla luce, dopo decenni di buio, l’intera struttura della villa di Tiberio. Tutt’a un tratto non ci fu più spazio per la fantasia della donna, la pietra nuda era testimonianza ed emblema di un passato che non aveva più bisogno di essere raccontato poiché parlava da solo. Carmelina prese malissimo questo cambiamento radicale che, di fatto, pose fine al suo mondo ed alla sua leggenda. Nel 1950, in una calda mattinata di luglio, dopo aver distrutto le sue vesti da danzatrice si tolse la vita. Si dice che fu lo spirito dello stesso Tiberio ad ispirare il gesto. L’essenza dell’imperatore, a scavi ultimati, abbandonò l’isola e decise di portare con se la sua più devota e fedele ancella.